In questi ultimi anni inizia a diffondersi una significativa trasformazione nell’approccio alla salvaguardia dell’ambiente che, a partire dalla legge 8 luglio 1986 n.349 di “Istituzione del Ministero dell’ambiente e norme in materia di danno ambientale”, sta gradualmente abbandonando un consolidato antropocentrismo per approdare ad un nuovo ecocentrismo.
La Consulta, con la sentenza n. 210 del 28 maggio 1987, riconoscendo lo sforzo del legislatore per “la salvaguardia dell’ambiente come diritto fondamentale della persona ed interesse fondamentale della collettività e di creare istituti giuridici per la sua protezione”, ha sottolineato un’istanza sempre più diffusa nella società italiana, declinando l’ambiente come un valore costituzionalmente protetto. Tuttavia, le successive politiche di settore sono state incentrate essenzialmente sul postulato che ciò che non fosse dannoso per l’uomo non lo era per l’ambiente e sulla conseguente necessità di intervenire con normative adeguate per preservarne l’integrità. L’approccio ecocentrico, al contrario, pone l’ecosistema, di cui l’uomo è parte, come il vero oggetto della tutela, col risultato che da una sua maggiore salvaguardia scaturisce una più efficace difesa della salute umana e un conseguente miglioramento della qualità della vita.
Anche sulla materia ambientale lo Stato dovrebbe agire come un guardiano notturno, definendo quelle poche regole del gioco necessarie ad evitare che l’utilizzo indiscriminato delle risorse costituisca una coercizione per gli altri individui e impedire, parallelamente, che una iperlegiferazione abbia come risultato norme e regolamenti spesso farraginosi se non incongruenti.
In realtà, il progresso tecnologico è il nostro migliore alleato nella salvaguardia dell’ecosistema.
L’efficienza luminosa di una candela è lo 0.04%; quella delle vecchie lampade a incandescenza, è circa il 3%; in una moderna lampada a LED è quasi il 13%. Oggi, di fatto, adoperiamo molti strumenti che sprecano la maggior parte dell’energia che richiedono per funzionare.
Alcune considerazioni, che mi trovano d’accordo con quanto affermato da Chicco Testa nel suo Contro (la) Natura, rendono abbastanza bene l’idea. Per la difesa delle balene ha fatto più la scoperta del petrolio, che con i suoi derivati ne ha sostituito il grasso come combustibile, che le battaglie ecologiste. Diffondere una maggiore coscienza ambientale è senza dubbio opera meritoria, utile a migliorare la performance in termini di sostenibilità delle attività antropiche. Per essere efficaci, però, è necessario creare un’alternativa ad una necessità consolidata, che abbia un minore impatto sull’ecosistema e che sia economicamente ragionevole.
Lo sviluppo della tecnologia ha garantito che molti beni di largo consumo non fossero più biodegradabili, consentendone il riuso e il recupero di energia a fine vita nei termovalorizzatori. Recupero di materia e recupero di energia sono le condizioni necessarie e sufficienti, in un sistema corretto di gestione dei rifiuti, per chiuderne qualunque auspicabile circolarità. I sacchetti di plastica in polietilene, oggi sostituiti con quelli biodegradabili, spesso non riescono ad essere neppure monouso. Le borse per la spesa più rigide, sempre in polietilene e vendute dalle stesse catene di distribuzione come esempio romantico di virtuosismo verde, vengono prodotte in Paesi lontani dal nostro, con un impatto ambientale amplificato dal trasporto e dall’utilizzo di materie prime che sovente non sono soggette a una normativa sulla tracciabilità altrettanto rigorosa.
Quando mi viene chiesto quali siano le prospettive della green chemistry, rispondo che la chimica o è verde o non è. Per lo stesso motivo, non ci può essere una prospettiva di sviluppo che non tenga conto della minimizzazione dell’impatto ambientale di processi e prodotti. Lo sviluppo sostenibile rappresenta l’unico modello di sviluppo socio-economico del territorio, la sfida principale dei nostri tempi con l’obiettivo, dal piano locale a quello globale, di coniugare tutela ambientale e progresso, in modo concreto e agibile per le prossime generazioni.
Chimico libero professionista, esperto di tematiche ambientali