Alle recenti sanzioni adottate dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, la Repubblica Popolare Cinese reagisce con contromisure. Le nuove disposizioni “ritorsive” sono entrate in vigore il 10 giugno, giorno antecedente l’inizio del G7
Non tarda ad arrivare la risposta della Repubblica Popolare Cinese alle recenti sanzioni applicate da Stati Uniti ed Unione Europea.
Il 10 giugno scorso, infatti, alla 29a riunione del Comitato permanente del XIII Congresso nazionale del popolo (Assemblea nazionale del popolo – Anp) è stata adottata una legge (composta da 16 articoli), immediatamente esecutiva, quale reazione ai provvedimenti statunitensi ed europei in materia di commercio, tecnologia, Hong Kong e Xinjiang.
In particolare, la legge prevede:
- che lo Stato cinese può decidere di includere in una “black list” persone ed organizzazioni che, direttamente o indirettamente, partecipano alla formulazione, decisione, attuazione di misure discriminatorie che interferiscono nei suoi affari interni (Articolo 4);
- che oltre alle persone ed organizzazioni direttamente inserite nella “black list”, le misure potranno essere adottate anche nei confronti di (Articolo 5):
- coniugi e parenti stretti delle persone elencate nella “black list”;
- dirigenti o titolari effettivi di organizzazioni incluse nella “black list”
- organizzazioni in cui le persone incluse nell’elenco della “black list” fungono da alti dirigenti;
- organizzazioni che sono effettivamente controllate o hanno partecipato alla costituzione e al funzionamento delle associazioni inserite nella “black list”.
- la possibilità di adottare, nei confronti di persone e organizzazioni citate, le seguenti misure:
- rifiutare visti di ingresso, annullare visti già rilasciati o provvedimenti di espulsione;
- sequestrare e/o congelare beni mobili, beni immobili e altri vari tipi di beni all’interno del territorio cinese, riconducibili ai soggetti di cui sopra;
- proibire o limitare transazioni, la cooperazione e altre attività ritenute rilevanti con organizzazioni e/o persone all’interno del territorio dello Stato cinese;
- altre misure necessarie (non specificate e quindi liberamente valutabili casi per caso).
- che laddove organizzazioni e individui violino le disposizioni della presente legge o le misure adottate nei loro confronti e ledano i diritti e gli interessi legittimi di cittadini e organizzazioni cinesi, questi ultimi possono intentare azioni legali presso il Tribunale del popolo, chiedendo loro di fermare la violazione e richiedere un risarcimento danni (Articolo 12);
- che oltre a quanto previsto dal presente provvedimento, leggi pertinenti, regolamenti amministrativi e regolamenti dipartimentali, si possono prevedere l’adozione di altre contromisure necessarie per atti che mettono in pericolo la sovranità, la sicurezza e gli interessi di sviluppo della Cina (Articolo 13);
- che chi non esegue e/o non supporta l’attuazione delle contromisure, deve essere indagato per responsabilità legale (Articolo 14).
Pechino estenderà la legge ad Hong Kong?
In un articolo di Asia Times, Feilong, professore associato presso la Law School dell’Università di Beihang a Pechino e direttore dell’Associazione cinese degli studi di Hong Kong e Macau, ha detto a NowTV che Hong Kong dovrebbe impegnarsi ad attuare la legge inserendola nell’allegato III della Legge fondamentale o istituendo una legge pertinente a livello nazionale.
Il commentatore politico Shi Shan ha affermato che Hong Kong perderebbe il suo valore come centro finanziario per la Cina se le banche fossero costrette a scegliere tra lasciare la città o tagliare le loro attività legate al dollaro USA.
Una nuova guerra fredda, quindi, è iniziata. E la tensione tra il blocco atlantico e “l’Impero cinese” sta, giorno dopo giorno, salendo velocemente. All’orizzonte, il prossimo G20 di luglio nel quale i rappresentanti delle superpotenze potranno guardarsi, fisicamente, negli occhi. Ed in quella sede, tra l’altro, si dovrà anche tentare di convincere la Cina a dire sì alla tassa minima globale del 15% proposta da Biden. Raggiungere il consenso di Paesi che rappresentano l’80% del PIL mondiale. E per i “piccoli” come Olanda, Ungheria ed Irlanda non resterà altra strada che accettare. Alla fine della giostra, sarà una grande manovra di propaganda politica. Ma questa è un’altra storia.
La legge cinese è consultabile qui.
Avvocato, blogger. Si occupa di diritto, economia e politica.