La società di oggi si presenta ai nostri occhi sempre più globalizzata, sempre più informata ed informatizzata. Alcuni, proprio per questo, hanno parlato di capitalismo cognitivo o di economia dell’informazione, per indicare l’importanza che l’informazione riveste nella società moderna.
Oggi l’informazione è denaro, l’informazione ha un prezzo, non solo puramente e strettamente economico, ma spesso anche morale ed emotivo.
Per questo mi chiedo e vi chiedo: l’informazione è sempre un valore? O, in determinati casi, e a certe condizioni può essere considerata un disvalore?
Perché, se pur vero che vi può essere un interesse pubblico alla conoscenza, dietro tale interesse è ben possibile che si celi l’interesse di un soggetto singolo, portatore di un interesse personale, e quindi del medesimo rango rispetto all’interesse pubblico alla conoscenza, e quindi ugualmente rilevante e meritevole di tutela.
Ma dopo questa premessa andiamo con ordine, spesso, diamo per scontati alcuni concetti che invece scontati non sono affatto.
Mi spiego meglio: cos’è una libertà? cosa vuol dire essere liberi? E ancora, fino a che punto posso far valere la mia libertà? una libertà non può mai essere intesa come assoluta, non può spingersi fino ad annullare la libertà altrui, e soprattutto essere liberi non può voler dire essere al di sopra da ogni limite e regola. Ecco, se infinite sfaccettature possono celarsi dietro il concetto di libertà, ancora di più possono essercene dietro il concetto di libertà, perché vedete, solo quando la Stampa è veramente libera si può dire di essere in democrazia, uno Stato è veramente democratico solo quando appresta garanzie tali da rendere stampa ed altri mezzi di manifestazione del pensiero, come internet e i social network liberi, autonomi ed indipendenti.
La libertà di stampa è uno dei primi diritti di libertà che è stato rivendicato e garantito dalla civiltà liberale e illuministica.
Presuppone che l’uomo libero e razionale davanti ad affermazioni e posizioni diverse sia in grado di giudicare autonomamente ciò che è bene, e ciò che è vero.
In sostanza, non può esserci un potere, un soggetto pubblico o privato che sia che decida cosa, come e quando i cittadini debbano venire a conoscenza di una certa notizia, ma devono essere gli stessi cittadini a scegliere come e da che fonte informarsi, in piena libertà ed autonomia.
In tal senso la libertà di Stampa è oggetto di un’espressa garanzia costituzionale, infatti la nostra Costituzione, all’articolo ventuno afferma “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione. la stampa non può essere
soggetta ad autorizzazioni o censure.”
Ma non solo, potremmo citare numerose fonti sovranazionali ed internazionali, valga ad esempio la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che riconosce a chiunque “il diritto alla libertà di opinione ed espressione; questo diritto include libertà a sostenere personali opinioni senza interferenze ed a cercare, ricevere, ed insegnare informazioni e idee attraverso qualsiasi mezzo informativo indipendentemente dal fatto che esso attraversi le frontiere”.
La libertà di stampa è un diritto non solo soggettivo ma anche sociale, richiede, infatti, da un lato un potere liberale e democratico che la riconosca e non la ostacoli e dall’altro una società complessa e articolata ricca di molte voci capaci di giungere all’orecchio delle masse, poiché il dialogo fra diversi punti di vista, tra opinioni e fonti differenti soddisfa oltre al diritto alla libera espressione del pensiero, anche lo speculare diritto del cittadino all’informazione libera e plurale, ed è solo così che può formarsi un’opinione pubblica vigile e qualificata. Le limitazioni alla libertà di stampa, in questa luce, sono ammissibili e giustificate soltanto nei casi di repressione di condotte criminose espressamente previsti come tali: quali la divulgazione di segreti, offese al buon costume, o la diffamazione.
Di recente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto sul tema qualificando la libertà di stampa quale “elemento portante e fondamentale della democrazia”, affermando che “non può essere oggetto di insidie volte a fiaccarne la piena autonomia e a ridurre il ruolo del giornalismo. Una stampa credibile – ha continuato ancora il presidente – sgombra da condizionamenti di poteri pubblici e privati, società editrici capaci di sostenere lo sforzo dell’innovazione e dell’allargamento della fruizione dei contenuti giornalistici attraverso i nuovi mezzi, è strumento importante a tutela della democrazia. Questa consapevolezza deve saper guidare l’azione delle istituzioni”.
Ciò è assolutamente ed integralmente condivisibile.
A mio avviso, sono necessarie garanzie sostanziali per la libertà di stampa, fondamentali per evitare il pericolo di una deriva assolutista. La stampa libera e plurale deve essere limite per la deriva assolutistica di ogni potere e bilanciamento tra i poteri in conflitto.
Solo la stampa, solo l’informazione può costituire presidio indefettibile per il pluralismo democratico.
La società odierna è vittima della disinformazione, che influenza ed aizza le masse spesso, purtroppo, verso l’odio sociale e l’intolleranza con il fine di manipolare e distorcere la realtà, distogliendo l’attenzione da eventi veri ma il più delle volte scomodi. Il giornalista, a questo punto, diventa garante di quelle regole essenziali costituenti il baluardo della democrazia e che, invece, vengono disattese per obbedire a logiche diverse i cui scopi sono ben meno nobili e puri.
A prescindere da ogni dibattito, in conclusione, non può che concordarsi sul fatto che l’unità di misura della democrazia all’interno di uno Stato è costituita dalla rispondenza ai fatti e dalla correttezza dell’informazione.