Il Governo ha annunciato lapidariamente di aver predisposto con l’ultima manovra una potenza di fuoco che immette nel sistema economico con la velocità di un colpo di bazooka 400 miliardi.
A conferma che in Italia i fatti contano meno della loro rappresentazione, la notizia è stata diffusa dai mezzi di comunicazione di massa con sintesi equivoche e ingannevoli che hanno indotto i più a credere che lo Stato corrisponderà questa somma “poderosa”direttamente alle imprese.
La verità è che lo Stato presta solo una garanzia alle banche affinché queste, tramite la Sace e con il controllo del Ministero dell’Economia, prestino i 400 miliardi alle imprese.
E’ un sistema di finanziamento che farà arrivare il pubblico danaro alle imprese non direttamente, ma a seguito dell’esaurimento di più’ passaggi burocratici e di rigidi controlli che ne ritarderanno la realizzazione e ne diminuiranno la consistenza senza contare i rischi di clientelismo e di corruzione.
Sparare denaro pubblico in questo modo non sembra utile a fare ripartire l’economia se finalizzato alla sola sopravvivenza delle imprese e non a sostenere piani industriali e progetti d’investimenti che assicurino alle imprese un flusso di ricavi in un dato periodo e un profitto quale compenso per l’attività imprenditoriale. Altrimenti il sistema imprenditoriale si caricherà soltanto di debiti che dovranno essere pagati in un tempo troppo breve e, se le banche sono sicure di rientrare dei prestiti grazie alla garanzia dello Stato, questo, chiamato a sborsare “a prima domanda”,potrà agire in regresso sulle imprese indebitate.
Ci sembra che il Governo abbia combinato un pasticcio tra solidarismo catto-comunista e assistenzialismo pauperista grillino.
Professore ordinario, della cattedra di Diritto civile presso la Facoltà di Giurisprudenza della Libera Università per gli studi sociali Guido Carli – LUISS – di Roma. Componente del Comitato Scientifico della Fondazione Luigi Einaudi.