L’ondata della destra europea ritrova vigore proprio dove, solo pochi mesi fa, sembrava esser-si inesorabilmente fermata. L’Austria, dopo anni di larghe intese tra socialdemocratici e democristiani, ha voltato pagina premiando cosi, con oltre il 31%, l’esponente popolare dell’Ovp Sebastian Kurz, trentunenne già ministro degli esteri e, da ieri sera, il più giovane capo di governo del mondo.
Con una cavalcata a tempo di record e grazie ad una leadership fortemente spostata su posizioni di destra Kurz ha dato così il via ad un nuovo corso che condizionerà fortemente non solo il futuro del paese ma gran parte della politiche migratorie e umanitarie dell’Unione Europea.
«Vi posso promettere che da oggi lotterò con tutte le mie forte per cambiare questo Paese, ha detto Kurz. L’immigrazione, infatti è stato il vero e unico tema di questa campagna elettorale, celebratasi con un anno di anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura a causa della rottura della grande coalizione che vedeva i socialdemocratici dell’Spo e i popolari dell’Ovp governare assieme dal 2007 sulla falsariga di quanto accadeva nella vicina Germania.
Grazie ad una serie di decisioni storiche, tra cui quella di personalizzare fortemente il proprio partito ribattezzandolo Lista Kurz, camuffando così la non brillante esperienza al governo dei suoi predecessori ma, soprattutto, quella di scippare al partito di estrema destra Fpo guidato dal delfino di Haider Heinz-Christian Strache i classici cavalli di battaglia delle forte xenofobe ed euroscettiche, Kurz è riuscito rapidamente a recuperare lo svantaggio iniziale di quasi dieci punti percentuali e superare Strache, indicato fino a qualche settimana fa come sicuro vincitore di questa competizione elettorale.
All’insegna della promessa di difendere i confini dell’Austria contra le quote migranti imposte da Bruxelles, dimezzando addirittura i contributi ai rifugiati, e di risolvere, una volta per tutte, l’annosa questione della cosiddetta rotta balcanica, Kurz ha saputo abilmente anche intestarsi In battaglia dell’anti-islamismo, facendo cosi leva sulla paura dei recenti attentati che da Parigi a Berlin ha notevolmente ingrossato il consenso elettorale delle form anti-sistema.
Non c’e dubbio che sia stata proprio questa inversione di rotta programmatica del nuovo Ovp a far lievitare la popolarità del giovanissimo leader, diventato nel giro di poche settimane un’autentica icon soprattutto per il suo stile originate che ha fatto passare in secondo piano le feroci critiche sulla sua inesperienza e sul mancato completamento del ciclo di studi universitari.
Gli oltre sei milioni cli elettori hanno così punito i socialdemocratici dell’Spo, l’altro partito storico dell’establishment austriaco al quale non è bastato lasciare il governo dell’Austria con un tasso di disoccupazione al solo 5,6% e un prodotto interno lordo in crescita a ben oltre i due punti e mezzo percentuali.
L’Spo del cancelliere uscente Kern, protagonista durante questa campagna elettorale di una polemica trasversale a suon di accuse di spionaggio, andrà, a meno di clamorosi ripensamenti da ambo le parti, all’opposizione, in linea con quanto dichiarato dal futuro cancelliere che aveva escluso a più riprese ogni ipotesi di riedizione della Grosse Koalition.
Pur fagocitato dal partito popolare, l’Fpo, grazie ad un clamoroso testa a testa con il partito socialdemocratico, è diventato così l’alleato più probabile del futuro governo di Kurz, un esecutivo che, caso unico in Europa, vedrebbe la presenza determinante dell’estrema destra, mai cosi forte in termini percentuali in nessun alto paese comunitario.
Dopo la netta affermazione del partito gemello tedesco Alternative fur Deutschland un altro grattacapo per l’Europa e, contemporaneamente, l’ennesima riscossa per la destra oltranzista, data prematuramente per moribonda dopo la cocente sconfitta di Marine Le Pen in Francia.