Nel paese delle bugie la realtà è una malattia scriveva Gianni Rodari. E non conosceva le vicende nostrane del CSM, apoteosi dell’ipocrisia e della menzogna.
I membri del CSM, come tutti sanno, sono in parte magistrati e in parte politici, e sono sostanzialmente indicati dai capi delle correnti di magistrati e dai capi dei partiti. Quando ci sono nomine da fare questi si accordano. E sempre stato così, è ovvio, è funzionale, il sistema è costruito così.
Tutti si incontrano, tutti trattano, tutti parlano, tutti sanno. Tutti attenti alle proprie carriere e a quelle dei sodali. Ma il popolo bue non lo deve sapere. Se si viene a sapere allora tutti si indignano. Ipocriti. E più si indignano e più sono ipocriti.
E più si indignano e più dicono che vogliono cambiare, ma vogliono farlo secondo l’insegnamento di Tomasi di Lampedusa: tutto cambi perchè nulla cambi. E infatti tutti contrari alla nomina dei membri del CSM per sorteggio, che ovviamente romperebbe ogni legame tra elettori ed eletti e renderebbe i membri eletti veramente autonomi e indipendenti.
Allora ecco una proposta alternativa al sorteggio: escludere dal CSM la componente politica, elezione a suffragio universale tra tutti i magistrati in organico. Candidabili alla carica solo magistrati a riposo.
Così facendo si rispetta il precetto costituzionale dell’elezione (che il sorteggio metterebbe a rischio) si rompe il legame tra magistratura e politica e del pari si recide il malsano legame tra membri del CSM e correnti della associazione nazionale magistrati. Verrebbero facilmente scelti i magistrati a riposo che nel tempo si sono contraddistinti nella categoria, più esperti, più riflessivi, ed ormai estranei ad ogni vincolo e legame, senza ansie da carriera.
Troppo bello, troppo semplice per il paese di Tomasi di Lampedusa.