La libertà è scelta, rischio e scommessa. E per fortuna. Che vita sarebbe, altrimenti?
La libertà è essenziale per far posto all’imprevedibile, ne abbiamo bisogno perché abbiamo imparato ad aspettarci da essa le occasioni per raggiungere molti dei nostri obiettivi, diceva Hayek (La società libera, 1960).
Contrarre un mutuo a tasso variabile quando i tassi di riferimento sono negativi o bassissimi ha il vantaggio di far risparmiare molto rispetto al tasso fisso. Il tasso fisso, infatti, dando certezza e stabilità all’impegno futuro, richiede un prezzo che per questo è più alto (la sicurezza costa, ed è giusto).
Al momento della stipula il tasso variabile costa, invece, meno, perché espone ad un rischio di aumento futuro, oltre la soglia di quella che sarebbe stata l’alternativa al tasso fisso.
Si definisce “azzardo morale” quella condizione in cui un soggetto, esentato dalle eventuali conseguenze economiche negative di un rischio, si comporta in modo diverso da come farebbe se invece dovesse subirle.
L’azzardo morale è l’incentivo di una persona ad utilizzare più risorse di quelle che altrimenti avrebbe, perché sa che qualcun altro fornirà le risorse mancanti.
Di per sé non si tratterebbe di un problema: chi vuole aiuti chi desidera. Il problema sorge quando chi governa sottrae risorse alla collettività per integrare le risorse mancanti di chi ha assunto rischi eccessivi per le sue possibilità. In questo caso, l’integrazione interviene contro la volontà del cittadino più responsabile, che si vede sottrarre risorse non per alleviare sfortune incolpevoli, bensì per alleviare le conseguenze negative di scelte azzardate.
Ancora ne “La società libera”, Hayek spiegava che nel mondo occidentale i provvedimenti a favore di chi è minacciato dall’indigenza o dalla fame per circostanze estranee al suo volere sono un dovere della comunità: la necessità di provvedimenti del genere in una società industriale è indiscutibile – anche se fosse solo nell’interesse di chi vuole essere protetto da atti disperati provocati dai bisognosi, sarebbe imprescindibile.
Rispetto all’obbligo di copertura contro certo rischi, l’economista aggiungeva che rendere obbligatorie polizze assicurative o pensionistiche ha senso non per costringere qualcuno a fare qualcosa che sarebbe nel suo personale interesse, ma per evitare che, trascurando di premunirsi contro le avversità, i singoli diventino un onere per la collettività.
Non si tratta di cinismo. Si tratta di scelta, conseguenze, responsabilità.
Aiutare chi scommette su un certo tasso ristorandolo in caso di aumenti del mercato, significa incentivare condotte di azzardo morale espropriando i soggetti più responsabili.
Avvocato, Cultore della materia in Diritto Costituzionale presso la cattedra del prof. Mario Bertolissi, membro del comitato scientifico della Scuola per la Democrazia di Padova, tra i fondatori dell’associazione “A49” per la democratizzazione dei partiti e l’attuazione dell’art. 49 Cost., segretario del movimento Liberali Democratici Europei (Libdem Europei), scrive per Linkiesta.it e Stradeonline.it