La sentenza della Corte Costituzionale sull’ergastolo ostativo apre la strada ad un clima penale meno lontano dal liberalismo. La sentenza ha detto che è incostituzionale il divieto di applicare, a chi non collabora con la giustizia, la legge sui permessi premio e sulla partecipazione al programma di risocializzazione. Ogni condannato deve essere valutato per la sua storia, non per una legge dedicata. I permessi possono essere dati quando il giudice escluda il persistere della associazione criminale e il pericolo di collegamenti con la criminalità.
Questa sentenza ha lasciato affrante larga parte della stampa giustizialista nel fondo), le medio alte burocrazie giudiziarie a cominciare dai PM, buona parte di parlamentari (il ministro della Giustizia, ed esponenti del M5S, di FI, del PD, di Leu). E’ stato scritto “Falcone di nuovo ammazzato”. Invece essa da la possibilità di avere regole aperte e non discriminatrici, quindi liberali. Perché la norma dichiarata incostituzionale fu inserita nel ’92 sotto lo choc dell’attentato a Falcone con il DL 306, e costituì un colpo alla civiltà liberale. La scusa fu quella di rafforzare la normativa dell’anno prima quando Falcone era Direttore degli affari Penali al Ministero. Ma quella norma allungava solo il tempo d’attesa del non collaborante prima della valutazione del beneficio, che restava intatta. Mentre l’art. 4bis DL 306 inibiva per sempre la valutazione. Una svolta politica illiberale, che autorizzava lo Stato a metodi inquisitori contro certi cittadini detenuti, contraddicendo principi validi per gli altri.
Da allora questa svolta ha provocato la saga del pentitismo e della distorsione del metodo di indagine di PM e di magistrati. Con benefici assai problematici. Anche perché, nell’ordinamento italiano, i magistrati non sono sottoposti al voto dei cittadini. E ciò innesca nel processo di collaborazione dei pentiti un privilegio opaco e incontrollabile. Nel complesso il 4bis è stato la perniciosa illusione dei non liberali che la mafia si combatta violando i diritti del cittadino piuttosto che cambiando la mentalità degli operatori di giustizia preparandoli e attrezzandoli di più. La Corte Costituzionale ha fatto bene a dire basta.
Nel corso dei decenni, ha svolto e scritto migliaia di interventi pubblici ed articoli, ed è pure autore, da solo o quale coordinatore di gruppi più ampi, di numerose pubblicazioni a carattere politico culturale, infine si è anche impegnato nella direzione de La Nuova Frontiera editrice, che, per un quarto di secolo, ha diffuso periodici e volumi su tematiche liberali, e successivamente, in altre iniziative analoghe, tra cul la rivista Libro Aperto. Quanto si volumi più organici da lui curati, vi sono “Cultura e politica nell’impegno dei goliardi indipendenti” scritto insieme a Giuliano Urbani (1963), “43 tesi per una Presenza Liberale” (1968) redatto per il dibattito congressuale PLI, “Il dissenso liberale è l’infaticabile costruttore del sistema delle garanzie” (1970), molti documenti del PLI in vista di Congressi , in particolare “La Società aperta” (1986) che divenne parte integrante dello Statuto prima del PLI e dopo della Federazione dei Liberali, relazioni introduttive alle Assemblee Nazionali FDL, il discorso introduttivo del Convegno “La ricerca, un progetto per l’Italia” (2003) e negli anni più recenti tre volumi, “Lo sguardo lungo” 2011 (manuale su vicende storiche, ragioni concettuali e prospettive attuali del separatismo Stato religioni), “Le domande ultime e il conoscere nella convivenza” del 2012 , e infine “Per introdurre il tempo fisico nella logica della matematica e nelle strutture istituzionali” del 2016, gli ultimi due volumi inerenti radici e significato della metodologia politica individuale come strumento cardine nella convivenza tra diversi.
Ed inoltre ha pubblicato nel 2019 “Progetto per la Formazione delle Libertà” e nel 2022 “Un’esperienza istruttiva”. In generale i suoi scritti ed interventi si trovano sul sito www.losguardolungo.it/biblioteca/