L’onda nera della destra reazionaria e conservatrice ha investito intere sacche geografiche del globo, dall’Est Europa fino al Brasile, passando per il Belpaese. Orde di nazionalisti hanno invaso strade e parlamenti, avanzando imperterriti al grido di “Dio, Patria, Famiglia”.
Nell’epoca del grande sonno socialdemocratico, di una sinistra che si guarda l’ombelico e di un Liberalismo che esiste e resiste ma non si sente troppo bene, un elemento salta prepotentemente agli occhi degli osservatori politici: il ritorno in auge del radicalismo cristiano.
Che siano cattolici, ortodossi o protestanti, i Timorati di Dio sono tornati protagonisti della scena politica internazionale, dopo decenni di Secolarismo e Laicità dello Stato che sembravano aver ammansito certe spinte integraliste.
Qui di seguito, in particolare, racconteremo le gesta benedette dei “Big Four” di Nostro Signore che hanno dichiarato guerra all’Ordine Liberale, sfidando laici e laicisti di destra e sinistra.
UNITI PER DIO, CHI VINCER CI PUO’? Iniziamo in casa nostra, terra vaticana e democristiana, oramai feudo indiscusso del popolarissimo (quasi ex) ministro a petto nudo Matteo Salvini, campione nei sondaggi elettorali e nelle spiagge nazional-popolari delle coste italiche. Nel giorno del voto alla Camera sul Decreto Sicurezza bis, provvedimento di dubbia costituzionalità che criminalizza il salvataggio in mare di migranti (persone), il Capitano ha parlato di “bel regalo nel giorno del compleanno della Vergine Maria”. Lo stesso Salvini che, durante la conferenza stampa post-elezioni europee, ha sbaciucchiato un crocifisso affidando al Cuore Immacolato di Maria “il futuro e il destino di un Paese e di un continente”.
Lo stesso Salvini che, nel Febbraio del 2018, a pochi giorni dalle elezioni politiche del 4 Marzo, durante un comizio in Piazza Duomo a Milano, “giurò” sulla Costituzione e sul Vangelo mentre brandiva un rosario.
Per ultimo, la sera del 5 Agosto, il numero uno leghista ha celebrato il compleanno di “Maria Santissima” postando sul suo profilo Twitter un’immagine della Madonna, augurando così una “serena notte” ai suoi follower. Nessuno mai si era spinto così lontano, nemmeno ai tempi dei baciapile genuflessi che costellavano l’universo eterogeneo della Balena bianca.
Il Leader della Lega sta chiaramente e spudoratamente ammiccando all’area più estrema e reazionaria della Chiesa, rivolgendosi a coloro che mischiano Fascismo e Cristianesimo, Sovranismo e Oscurantismo religioso, ultrà della cristianità che non risparmiano nemmeno Sua Santità Pop Papa Bergoglio, descritto dai pasdaran in odor d’incenso come una specie di comunista alla Santa Sede. E fa nulla che il Ministro dell’Interno abbia subito l’onta della scomunica da nientepopòdimenoche Famiglia Cristiana, il celebre settimanale di ispirazione cattolica, la quale ha dedicato al Capitano la copertina del 26 Luglio 2018 con un eloquente (quanto deliziosamente ironico) “Vade Retro Salvini”, al fine di condannare le parole d’odio e disprezzo nei confronti dei migranti che spesso hanno caratterizzato (e continuano a caratterizzare) la dialettica politica del capo del Viminale.
I cattolici moderati appaiono oramai, almeno agli occhi di Salvini, una minoranza che in cabina elettorale, semplicemente, non paga, o al limite, per i meno pessimisti, una maggioranza silenziosa.
SUL BEL DANUBIO BLU. Approdiamo in Ungheria, alla corte di Viktor Orban, compagno di merende di Matteo Salvini e principale teorico della “democrazia illiberale”. Orban è il padre della nuova Costituzione ungherese, approvata dal parlamento di Budapest nel Marzo del 2013, che ha ufficializzato la centralità della religione cattolica nel paese dei magiari.
Oltre a limitazioni dei poteri della Corte Costituzionale, della libertà di espressione e di opinione, oltre al divieto di dibattiti elettorali su radio e tv private e alla criminalizzazione dei senzatetto che dormono in strada, la riforma costituzionale prevede la protezione della vita del feto fin dal concepimento, l’impossibilità per le coppie non sposate, senza figli o omosessuali di avere la definizione di famiglia (godendo, pertanto, di meno diritti e agevolazioni rispetto alle coppie eterosessuali con figli), nonché un riferimento iniziale a Dio e alle radici cristiane del Vecchio Continente. Una vera e propria rivoluzione bianca in un paese in cui, probabilmente a causa di vecchi strascichi del periodo comunista, il 15% circa della popolazione si dichiara laica o atea.
Per ultimo, nel Febbraio 2019, il Premier ungherese ha varato un pacchetto di provvedimenti consistenti in sgravi fiscali e sussidi a vantaggio delle giovani coppie al fine di combattere “l’invasione musulmana” favorendo la nascita di “più bambini ungheresi e in generale più bambini europei cristiani”. Solo così, secondo Orban, si potrà garantire “la sopravvivenza dell’Occidente”.
L’ORSO INDOMITO. Vladimir Putin è sicuramente il maggior esponente di questo Nuovo Ordine Illiberale, Leader Maximo dell’Internazionale Sovranista (sempre che ne esista una), il Lenin del nazionalismo destroide, tanto per citare un altro Vladimir che calpestò le terre di Russia circa cento anni fa.
Nel Gennaio del 2018, lo Zar si fece riprendere mentre si immergeva nelle gelide acque del lago Seliger, durante le celebrazioni della festa ortodossa dell’Epifania al monastero di Nilov a Ostashkov, a circa 370 chilometri a nord di Mosca, una pratica che ricorda il battesimo di Gesù Cristo da parte di San Giovanni Battista nel fiume Giordano.
Ancor più interessanti sono le dichiarazioni di Luglio 2018 dell’ex agente del KGB, durante l’anniversario dei 1130 anni dal battesimo del principe Vladimir il Grande nelle acque del fiume Dnepr. Di fronte a pezzi grossi della Chiesa ortodossa, il sovrano di Russia ha sottolineato con forza le radici cristiane dell’identità russa, descrivendo la conversione al cristianesimo come la vera “nascita spirituale” che ha guidato la Russia nella sua “missione nel mondo”.
E che dire del commovente aneddoto del battesimo di Putin, avvenuto di nascosto nel 1952 nella cattedrale di San Pietroburgo per volere della madre, moglie di un rigido e ateo funzionario del Partito Comunista, contrario per ovvi motivi al battesimo del piccolo Vladimir. Aneddoto ricordato dallo stesso Putin, ai microfoni di una calca di cronisti, durante la messa di mezzanotte del Natale ortodosso, nel Dicembre del 2011, proprio nella cattedrale di San Pietroburgo. Un uomo di Dio al comando di una super-potenza.
IL DEMONE VERDEORO. Concludiamo il nostro giro panoramico cristiano-sovranista nel Brasile di Jair Bolsonaro, eletto presidente nell’Ottobre del 2018 con il 55,13% dei voti. A nove mesi dalla sua elezione, il paese della Samba e del carnevale è colpito dalla crescita della disoccupazione, dai tagli a istruzione e sanità pubbliche e dal disboscamento della foresta amazzonica, quest’ultima utile a sottolineare quanto le politiche anti-ambiente dell’ex militare rappresentino un vero e proprio cancro ai polmoni del pianeta Terra. Un “flagello di Dio”, come definito da Daniele Mastrogiacomo in un lucidissimo articolo pubblicato da L’Espresso del 21 Luglio 2019.
Ma come descrivere il rapporto tra Bolsonaro e religione? “Idilliaco” sarebbe il termine giusto, come chiaramente confermato dallo slogan che ha accompagnato l’ascesa politica dell’ex capitano dell’esercito, ovvero “Il brasile al di sopra di tutto, Dio al di sopra di tutti”.
Anti-abortista, anti-gay e contrario all’ideologia del gender, Bolsonaro si definì “una minaccia per chi vuole distruggere i valori della famiglia” (qualunque essi siano). Grazie alle sue spinte fondamentaliste, il “Trump brasiliano” ha ricevuto l’appoggio delle chiese evangeliche del Paese, le quali rappresentano il 29% della popolazione. Un’alleanza strategica che ha contribuito alla vittoria politica di Bolsonaro, che ha potuto così conquistare il Palazzo del Planalto.
I crociati del terzo millennio stanno conducendo una guerra santa, senza esclusione di colpi, contro i “traditori della patria e della fede”, i senza-Dio del Progressismo, mentre esponenti politici liberali e moderati, democratici e riformisti, rimangono semplicemente a guardare, come l’asino dell’orwelliana fattoria degli animali, metafora degli intellettuali pessimisti russi, inermi di fronte alle degenerazioni dello Stalinismo. Che Dio ci assista.
Articolo pubblicato anche sul quotidiano online di Messina “Tempostretto”