Quando si sente parlare delle autorizzazioni necessarie all’esercizio di impianti industriali che hanno un impatto sull’ambiente, siano esse Autorizzazioni Integrate Ambientali o le più semplici Autorizzazioni Uniche Ambientali, spesso si tende a considerare una sorta di subordinazione delle scelte amministrative rispetto a quelle squisitamente tecniche.
Se i tecnici hanno espresso parere positivo, la successiva autorizzazione ambientale diventerebbe un atto dovuto. Non è così.
La giurisprudenza ha chiarito in varie sentenze, non ultima quella del TAR Campania (NA) Sez. VII n. 3669 del 4 luglio 2019, che nel procedimento autorizzativo la pubblica amministrazione, a valle delle molteplici conferenze dei servizi, compie l’ultimo passaggio: il rilascio dell’autorizzazione tiene conto certamente dell’istruttoria di tipo tecnico, ma non ne prende soltanto atto.
Ogni giudizio di compatibilità ambientale, anche se fondato su presupposti tecnici, si basa comunque su un’ampia discrezionalità di valutazione da parte della pubblica amministrazione, che deve valutarne l’affinità e la congruità con gli interessi pubblici, individuati dalla politica, rispetto all’interesse del singolo, che riguarda invece la realizzabilità dell’opera.
Questa discrezionalità difficilmente può essere messa in discussione da un giudice, a meno che non presenti elementi di manifesta illogicità o derivi dall’alterazione dei fatti (TAR Piemonte Sez. II n. 604 del 16 maggio 2018).
La Politica, quindi, come elemento sostanziale della filiera a cui la pubblica amministrazione fa riferimento, ha un ruolo essenziale nel modello di sviluppo del territorio: definire, cosa non si deve fare, non cosa va fatto, stabilendo piuttosto le condizioni al contorno, la cornice giuridica e amministrativa entro cui lasciare spazio a chi vuole creare impresa per produrre ricchezza.
Serve il coraggio, davvero rivoluzionario, di delimitare il perimetro di gioco senza pretendere di conoscere il risultato della partita prima che venga giocata.
Per favorire la crescita economica, che è un’eccellente alleata nella salvaguardia dell’ambiente, occorrono poche regole chiare, semplici e facilmente verificabili, che consentano la più elevata tutela dell’ecosistema e della salute degli individui, una fiscalità minima e la riduzione drastica degli adempimenti burocratici.
Questa scelta liberale ha consentito anche a Paesi poveri di risorse naturali, come la Svizzera o l’Irlanda, fino a qualche anno fa uno dei Paesi europei più arretrati, o ad altri che ne hanno a disposizione come gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia o la Nuova Zelanda, di essere nei primi posti dell’Indice di Libertà economica e di essere allo stesso tempo in posizioni di vertice per quanto riguarda il reddito pro capite dei loro abitanti.
Si è dimostrato storicamente inefficace il ruolo dello Stato come decisore così invasivo da pianificare l’economia e stabilire su quale settore puntare per lo sviluppo di un territorio. Nessuno, men che meno la burocrazia, conosce le infinite variabili che sono coinvolte nelle infinite tipologie di attività industriali.
La Politica, soprattutto in ambito locale, deve però stabilire una cosa, semplice e doverosa. Una conventio ad excludendum: tutto ciò che ha compromesso un territorio in anni in cui vi era una ridotta sensibilità ambientale e una normativa carente non può far parte di una prospettiva di progresso che non può che essere ecosostenibile.
L’intervento pubblico deve essere quello del guardiano notturno, garantendo all’iniziativa privata le condizioni necessarie per la maggiore tutela dei beni ambientali. La salvaguardia dell’ambiente e del patrimonio culturale rappresentano una grande opportunità di sviluppo economico, in cui lo Stato ha il compito di controllare che si operi nel rispetto della legge, senza creare società partecipate o altre forme di ingerenza nella gestione operativa, che causano spesso inefficienze e aumento di costi a carico dei cittadini.
La presenza contemporanea nel territorio di tipologie differenti di imprese manifatturiere, agro-alimentari, turistico-alberghiere e industriali in generale, con il comune denominatore della salvaguardia della salute e dell’ambiente, diventa il modo più valido e storicamente efficace di affrontare, in un contesto territoriale diversificato, le fasi di minore sviluppo che possono riguardare i differenti settori economici.
Chimico libero professionista, esperto di tematiche ambientali