La sentenza della Corte Costituzionale tedesca di Karlsruhe emessa il 5 maggio sugli acquisti di titoli di stato effettuati del 2015 dalla BCE (il famoso Quantitative Easing introdotto da Draghi anni fa), ha come ovvio un forte impatto in Germania. Ma soprattutto è una sveglia per i sogni di quegli europeisti di facciata che, da decenni, vanno illudendo gli europei col dire che l’UE avrebbe una struttura costituzionale ad oggi inesistente.
Infatti, al di là delle considerazioni di stretto ambito economico, la Corte Costituzionale tedesca ha sancito che in Germania spetta al Governo e al Parlamento verificare (sotto il definitivo giudizio che essa ne darà) se la BCE ha ben calcolato le conseguenze sul sistema degli acquisti che decide. Lo ha sancito dando alla BCE tre mesi di tempo per esplicitare il tipo di calcolo fatto e renderlo valutabile.
La sentenza di Karlsruhe qualche giorno dopo ha trovato una chiara conferma in un Comunicato Stampa della Corte di Giustizia UE (CURIA) . Sentendosi chiamata in causa perché accusata di non avere adeguatamente valutato la medesima materia in un giudizio del 2018, la CURIA ha proclamato di essere l’unica competente a constatare se un atto di un’istituzione dell’Unione sia contrario al diritto dell’Unione. Trascurando, in apparenza, che la critica della Corte di Karlsruhe è dal punto di vista del diritto tedesco.
Posto che, per un organo di un tale livello, sarebbe gravissimo non essersene resa conto, ciò testimonia un altro genere di errore. Ai massimi gradi dell’UE ci si è davvero convinti che gli Stati membri siano obbligati a garantire la piena efficacia del diritto dell’UE. Solo che questo obbligo non c’è nelle decisioni costitutive assunte in tanti anni dai membri della CEE e poi dell’UE. E principalmente non c’è perché, da Maastricht (1992) in poi, si è scelta la frenesia del compiere atti analoghi a quelli fatti dagli Stati di una volta. Ai tempi in cui o le Costituzioni non c’erano proprio oppure erano concesse dalla magnanimità del Capo. Il voto dei cittadini non era previsto. Come non è stato davvero previsto nella frenesia UE dei decenni del dopo Maastricht. La sentenza di Karlsruhe ha detto basta e messo all’angolo gli europeisti di facciata.
L’UE o riprende ad essere una costruzione modellata sulla maturazione culturale dei cittadini europei e sulle loro conseguenti decisioni oppure diviene la solita ripetizione degli Stati quali sono esistiti nei secoli, quando contavano solo la forza e il potere. Il diritto europeo sovranazionale oggi non esiste, è solo un’invenzione delle elites che governano con le scorciatoie, nascondendo la realtà ai cittadini. La sentenza di Karlsruhe può servire a mettere tutti i 27 di fronte alla scelta ineludibile di cessare di fare i sudditi dediti al sogno e all’ossequio a quello che vogliono tutte le varie istituzioni elitarie che nessuno davvero elegge.
Ed oggi, dopo l’evento Covid19, va preteso di adottare un criterio per cui ognuno dovrà contribuire alla libertà degli altri, in quanto le libertà sono materialmente interdipendenti seppur nella rispettiva autonomia. Per ottenere ciò occorre il tempo per far maturare la consapevolezza civile ed il lavoro politico culturale per esprimere di continuo una paziente determinazione.
Nel corso dei decenni, ha svolto e scritto migliaia di interventi pubblici ed articoli, ed è pure autore, da solo o quale coordinatore di gruppi più ampi, di numerose pubblicazioni a carattere politico culturale, infine si è anche impegnato nella direzione de La Nuova Frontiera editrice, che, per un quarto di secolo, ha diffuso periodici e volumi su tematiche liberali, e successivamente, in altre iniziative analoghe, tra cul la rivista Libro Aperto. Quanto si volumi più organici da lui curati, vi sono “Cultura e politica nell’impegno dei goliardi indipendenti” scritto insieme a Giuliano Urbani (1963), “43 tesi per una Presenza Liberale” (1968) redatto per il dibattito congressuale PLI, “Il dissenso liberale è l’infaticabile costruttore del sistema delle garanzie” (1970), molti documenti del PLI in vista di Congressi , in particolare “La Società aperta” (1986) che divenne parte integrante dello Statuto prima del PLI e dopo della Federazione dei Liberali, relazioni introduttive alle Assemblee Nazionali FDL, il discorso introduttivo del Convegno “La ricerca, un progetto per l’Italia” (2003) e negli anni più recenti tre volumi, “Lo sguardo lungo” 2011 (manuale su vicende storiche, ragioni concettuali e prospettive attuali del separatismo Stato religioni), “Le domande ultime e il conoscere nella convivenza” del 2012 , e infine “Per introdurre il tempo fisico nella logica della matematica e nelle strutture istituzionali” del 2016, gli ultimi due volumi inerenti radici e significato della metodologia politica individuale come strumento cardine nella convivenza tra diversi.
Ed inoltre ha pubblicato nel 2019 “Progetto per la Formazione delle Libertà” e nel 2022 “Un’esperienza istruttiva”. In generale i suoi scritti ed interventi si trovano sul sito www.losguardolungo.it/biblioteca/