La propaganda italiana, il paternalismo di Draghi e le vie alternative

Partiamo da tre dati di cronaca fondamentali:

1)        Fino ad oggi ci sono state più morti di COVID in Italia che nel Regno Unito in percentuale alla popolazione (2300 vs 2200 per milione di abitanti)

2)        Il Primo Ministro Spagnolo Pedro Sànchez ha dichiarato che bisognerà iniziare a cambiare l’approccio al covid, e che “dovremo imparare a conviverci come facciamo con tanti altri virus” (https://cadenaser.com/ser/2022/01/07/politica/1641556142_072016.html)

3)        In Italia, il Governo Draghi ha inserito l’obbligo vaccinale per gli Over 50 e un pacchetto labirintico di regole per tutti gli altri ambiti.

A sentire giornali e telegiornali italiani parrebbe che il mondo intero stia adulando la strategia italiana, e che ovunque le morti per COVID siano maggiori che qui.

Prima, apriamo quindi una breve parentesi sullo stato dell’ “Informazione” in Italia.

Questo servile oscurantismo protratto dalla stampa italiana non ha nulla di nuovo, anzi, implementa una strategia più vecchia del mondo. L’importante è comprenderne le ragioni, per potersi difendere: come ci vacciniamo di buon cuore contro il COVID, così cerchiamo di vaccinarci contro la propaganda.

A questo fine ci aiuterà Agricola, Generale dell’Esercito Romano, nonchè uno dei maggiori artefici della conquista della Britannia tra il 78 e l’85 D.C.

E perché proprio lui? Perché mentre si accingeva a conquistare la penisola britannica, Agricola riteneva che dominare anche l’Irlanda “sarebbe stato utile anche nei riguardi della Britannia, perché la presenza di armi romane ovunque avrebbe, per così dire, sottratto alla vista la libertà”. Agricola voleva che le popolazioni britanniche, intorno a loro, vedessero solo domini romani, perché la vista di popoli liberi avrebbe agito da sprone per la ribellione. Agricola, quindi, era ben consapevole che sottomettere un popolo che avesse sotto gli occhi altri popoli liberi sarebbe stato molto più difficile che sottomettere un popolo che intorno a sé vedesse solo popolazioni dominate dai romani. Quando non ci sono alternative, la realtà, per quanto amara, è sempre più facilmente digeribile.

L’analogia è presto evidente.

Quando ci viene presentato un mondo che invidia il nostro GreenPass, e quando ci viene totalmente omesso che sono perseguibili vie alternative, noi ci sentiamo rasserenati dal nostro GreenPass, ci sentiamo persino lieti di vivere in questo sicuro antro di mondo, addirittura privilegiati di poter godere del Greenpass mentre all’estero contagi e morti impazzano per le strade.

Ma la propaganda dice una cosa, e i dati un’altra.

E mentre in alcune zone del mondo si inizia a pensare ad una via alternativa al terrorismo mediatico e allo sfrenato legiferare, in Italia ci si incaponisce e intorciglia in regole sempre più astruse per far terminare la pandemia.

Ancora più grave, il Presidente del Consiglio Italiano dichiara tranquillamente che interviene “per salvare vite”, legittimando una forma di paternalismo indegna di una democrazia liberale. E sia chiara la differenza: il pompiere che ti salva da un incendio non è paternalista, lo Stato che ti vuole salvare la vita e ti multa se non glielo permetti, invece, sì.

Diceva Isaiah Berlin: “il gesto di manipolare gli uomini, di spingerli verso scopi che tu, l’illuminato riformatore sociale, vedi, e che loro potrebbero non vedere, significa negare la loro qualità di uomini, la loro essenza umana, significa trattarli come oggetti senza una propria volontà, e quindi degradarli dal rango di essere umani.”

Ma non è certo Mario Draghi l’eccezione: il presidente è, piuttosto, la punta dell’iceberg. E’ il Paese Italiano tutto, infatti, a sognare vividamente uno Stato che possa guidare i cittadini in luoghi prosperi, luoghi che, ovviamente, essi non sono in grado di raggiungere autonomamente a causa della loro presunta “ignoranza”.

In tutto ciò, mentre auspichiamo e accettiamo tranquillamente uno Stato che si arroghi il diritto di salvarci, ci illudiamo ancora che un nuovo decreto possa finalmente far finire la pandemia. In realtà, così facendo, ci tiriamo letteralmente la zappa sui piedi.

Prima era “l’ultimo sforzo di due settimane” per salvare il Natale, poi per salvare la Pasqua, poi per salvare l’Estate, poi per salvare il Natale dopo, poi le mascherine al chiuso, poi all’aperto, poi la prima dose, poi la seconda, poi il greenpass, poi la terza dose, poi l’obbligo vaccinale, ora le ffp2 e le classi in quarantena con 1 contagio. Ognuna di queste misure sarebbe dovuta essere l’ultimo colpo di grazia al COVID. La natura ci ha mostrato che forse è il caso di iniziare a valutare l’idea della convivenza. Grazie al cielo, ora abbiamo i vaccini, e chi è a rischio o ha paura può vaccinarsi.

Quando sarà chiaro che la politica non possiede la divina capacità di far terminare il covid, di eradicarlo, di spostarlo in qualche spazio lontano dell’universo, e che le restrizioni che subiremo nei prossimi mesi (anni) dipendono molto di più dall’approccio che abbiamo verso i poteri consentiti allo Stato, che non dall’effettivo stato delle terapie intensive, allora il COVID smetterà di influenzare così negativamente le nostre vite.

Per ora chiamiamo libertà questo stato di incertezza in cui la nostra libertà dipende dalle lune di Roberto Speranza. Perché questa è la situazione italiana: se i nostri ministri dovessero ritenere giusto perseguire la politica di “meno di 10 morti di covid al giorno”, o perché no, persino zero, avranno il potere e la giustificazione per rinchiuderci tutti in casa di nuovo. Dopotutto, è per il nostro bene. Cosa sia il nostro bene, lo decidono loro.

Questa classe politica, oscillante tra “smania legiferativa” e paternalismo diffuso, non si fermerà a questo decreto. E non si fermerà nemmeno qualora raggiungessimo il 100% di vaccinati.

Questo è fondamentale comprendere: oggi non stiamo subendo restrizioni per colpa dei novax; oggi stiamo subendo restrizioni perché ci siamo messi nella posizione di delegare a Roberto Speranza i nostri destini. Anche qualora tutti si vaccinassero, ci saranno sempre, purtroppo, sfortunati casi di morte e di terapia intensiva. A fianco di ciò, ci sarà sempre qualche ministro abbastanza invaghito di bene comune o di paura da paventare restrizioni.

Fino a quando affideremo, e non solo affideremo, ma persino delegheremo interamente, il compito di tutela della nostra persona alla classe politica, fino a quel momento noi ci rimettiamo nelle mani dei loro disegni ed abdichiamo alla nostra autonoma e sovrana indipendenza.

E l’aver reso i propri diritti schiavi dei volubili disegni della classe politica, lo chiamiamo libertà.

A coloro che, immersi negli scenari apocalittici dei TG e di alcuni “giornali”, ritengono che senza GreenPass il suolo italiano sarebbe un grande mare rosso di sangue, ribadiamolo, perché quando tanto ripetitiva è la propaganda, così deve essere la risposta: nel Regno Unito ci sono state meno restrizioni e meno morti che qui.

Tacito si lamentava di essere costretto a vivere in tempi di schiavitù, mentre nei tempi passati aveva brulicato la libertà: noi forse non viviamo in tempi di servitù; certamente non viviamo nemmeno in tempi che i posteri guarderanno come ad esempi di libertà.

Il Governo Draghi non è la tirannia di Domiziano e non è uno dei regimi totalitari dello scorso secolo, ma non mi affretterei nemmeno a definirlo una democrazia liberale.

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