Lo spettacolo indecoroso di questa campagna elettorale viene stigmatizzato da tutti i versanti: promesse irrealizzabili, politici che passano da un partito all’altro con molta facilità, irresponsabilità diffusa. Oltre tutto ognuno cerca il proprio interesse personale e i partiti sono dominati dalle caste dei fedelissimi che si raccolgono attorno ai leader (ad esempio il cosiddetto “giglio magico” attorno a Matteo Renzi nel PD).
Il cittadino comune è chiaramente sfiduciato, rassegnato e non c’è da dubitare che farà sentire la sua protesta il 4 marzo, ad esempio non andando a votare.
Cosa fare per avere politici responsabili? Credo che, prima di rispondere a questa domanda, sia opportuno chiarire cosa sia la responsabilità del politico. Essa, tanto per intenderci, non concerne, come una retorica vincente vuole far credere, la competenza tecnica e specifica sulle questioni.
Detto altrimenti: per fare il ministro della salute non ci vuole un medico, o il ministro della giustizia non deve necessariamente essere un magistrato. Anzi, se così fosse, appartenendo essi alle lobby che devono governare, finirebbero sicuramente per fare gli interessi delle stesse e non quelli dei cittadini e dello Stato.
La responsabilità etica del politico, come quella del medico o del magistrato, concerne invece la sua professione. La responsabilità in politica significa prima di tutto saper far bene il proprio mestiere, nella fattispecie avere qualità come la facoltà di sintesi, la visione d’insieme delle cose, la capacità di mediare fra gli interessi privati e quello generale, la virtù di essere convincenti, la costanza di realizzare gli obiettivi che ci si è prefissi non appiattendo la propria azione sul consenso immediato.
Oggi purtroppo in Italia è proprio questo che manca: la qualità della classe politica è alquanto bassa, ed è questo che la rende irresponsabile.
Da cosa dipende questa nostra attuale situazione? Forse dal fatto che esistono nel nostro Paese molti più corrotti, farabutti, ladri che altrove o rispetto a un tempo che fu? Non credo sia proprio così. Penso, al contrario, che l’italiano medio sia come è sempre stato e che, nel nostro Paese, accanto a tanti corrotti, ci siano pure tante persone oneste e perbene. Ciò che è venuto meno, piuttosto, è, negli ultimi tempi, il meccanismo di formazione e selezione della classe politica.
Il politico di un tempo era responsabile perché aveva fatto una gavetta e si era formato attraverso una preparazione che non era volta alla conoscenza specifica degli argomenti, ma direttamente al saper fare politica.
Questa nobile arte, infatti, non può essere improvvisata, né è da tutti perché non tutti ne hanno, come direbbe Max Weber, il Beruf, cioè la vocazione/missione. Essa non può essere fatta da dilettanti, né appiattirsi sulla mera amministrazione come pretendevano le ideologie novecentesche (per Lenin nel comunismo realizzato anche una casalinga sarà in grado di governare) o come pretendono oggi i grillini (col loro astratto ideale democratico per cui “uno vale uno”, indipendentemente dai propri meriti e capacità)
Il discorso sulla responsabilità in politica o del politico richiama quindi quello della formazione politica. È questa, un tempo esercitata dai partiti e dalle loro scuole, o dalle fondazioni culturale politica come la Fondazione Einaudi, che oggi manca. Ed è da qui, ad avviso di chi scrive, che occorre ripartire per provare a selezionare una classe politica e dirigente responsabile, cioè degna del proprio nome.