La guerra in Ucraina, o “operazione speciale”, così come definita dal Cremlino, non è soltanto una mera manovra militare per la Russia. Essa cela numerose sfaccettature ideologiche a cui sovente gli analisti si riferiscono quando intraprendono la spiegazione della complessa macchina propagandistica russa. Le frequentemente citate idee di denazificazione dell’Ucraina nonché le varie dottrine di superiorità culturale Russa basate sulla ben nota teoria Eurasianista sono degli esempi concreti in tal senso. Quello che spesso sfugge, tuttavia, è che, qualunque sia la teoria, dottrina o idea adottata dalle varie élite politiche e culturali russe (spesso un sinonimo nel caso russo) esse sono permeate da un persistente messianismo basato su due concetti ben definiti: Mosca come Terza Roma e il Katechon.
Il Katechon, idea elaborata dal monaco russo Filofei nel XV secolo, significa letteralmente “colui che trattiene”, e si riferisce a quella persona o entità religiosamente designata a salvare il mondo dall’anticristo. Il concetto di Mosca come Terza Roma, invece, fu elaborato nello stesso secolo conseguentemente alla caduta dell’impero Bizantino per mano ottomana nel 1453. All’epoca, l’impero russo, ultimo baluardo della cristianità, si assunse il ruolo di continuatore della tradizione cristiana e di protettore del mondo contro gli infedeli, vagheggiando la possibilità di una translatio imperii della gloriosa Costantinopoli a Mosca.
I due concetti furono sviluppati su una base esclusivamente religiosa ed escatologica. La Terza Roma, soprattutto, non rifletteva la volontà di conquista del mondo da parte dell’impero russo bensì le preoccupazioni e le rivendicazioni teologiche derivanti da un evento che aveva allora prodotto dei forti cambiamenti geopolitici e che richiedeva, adesso, un nuovo riposizionamento dell’impero russo nel mondo ortodosso.
Nel corso dei secoli, tuttavia, il Katechon e Mosca come Terza Roma furono abilmente riadattati per fare loro assumere una colorazione geopolitica. Ciò allo scopo di ricomporre l’antica Rus’ di Kiev basata sull’indissolubile rapporto fra le tre nazioni sorelle: la Russia, la Bielorussia e l’Ucraina.
La politicizzazione dei suddetti concetti è avvenuta particolarmente durante i secoli XIX e XX, grazie al contributo di numerosi letterati russi che hanno dato luogo alla cosiddetta Ortodossia Geopolitica. A partire dal 1900, diversi scrittori iniziarono a inglobare queste idee nelle loro opere facendo della Russia il fulcro principale di qualsivoglia politica o dottrina in qualità di unico vero faro dell’ortodossia a cui ogni letterato attribuiva varie missioni: riunire l’oriente e l’occidente, ricongiungere tutti gli slavi, promuovere il cristianesimo ortodosso nel mondo e simili.
Non a caso, il filosofo Nikolai Berdayev, negli anni Trenta, ne fece il perno principale dei dibattiti circa la promozione della rivoluzione proletaria mondiale per spiegare che essa altro non era che una nuova forma, più laica, di messianismo russo e di applicazione della dottrina della Terza Roma per proteggere il mondo dal nuovo anticristo: il capitalismo. Ma anche durante la Seconda guerra mondiale la Russia ha agito come vero e proprio Katechon contro un altro anticristo, il Nazismo. Qualunque sia la dottrina o il nemico, da questo momento in poi viene tutto letto e inquadrato in chiave Katechonica. Questa tradizione è stata in seguito portata avanti fieramente e abilmente dai circoli conservazionisti post-sovietici a partire dagli anni Novanta con primo e massimo esponente Alexandr Dugin.
In realtà, lo scopo principale di tale politicizzazione era, ed è tuttora, la promozione della onnipresente narrativa dell’espansionismo russo sfruttando strategicamente il carattere religioso dei due concetti, condizione necessaria sia per fare leva sulla psicologia dei loro seguaci sia, soprattutto, per celare il fatto che l’espansionismo russo odierno è essenzialmente un prodotto di forme moderne, e putiniane, di nazionalismo nonché di rivendicazione territoriale a seguito del collasso dell’Unione Sovietica.
La politicizzazione di questi concetti religiosi dovrebbe prevenire il dismembramento del movimento patriottico russo nella fazione dei cosiddetti Rossi (promotori dell’idea comunista) e dei Bianchi (sostenitori dell’imperialismo e dell’ortodossia). Tale unità diventa essenziale per ricomporre la grande Russia.
Ed ecco che improvvisamente, il nuovo zar, Vladimir Putin, ripesca la religione come tassello fondamentale per la realizzazione delle sue ambizioni espansionistiche. Da fiero elemento del KGB, Putin, ormai presidente della Federazione Russa, diventa un uomo di chiesa promuovendo i valori tradizionali della famiglia dando per primo l’esempio recandosi alla messa domenicale o presso numerosi monasteri ortodossi, spesso accompagnato dal ministro della difesa, Sergey Shoigu. Come Putin, numerosi potenti facenti parte della sua élite ne seguono il pio esempio.
O ancora, puntando su potenti elementi visivi tramite, per esempio, la costruzione di statue raffiguranti Vladimiro il Grande, Gran Principe di Kiev nonché Principe di Novgorod il quale, nel lontano 988, si convertì all’Ortodossia dopo aver sposato Anna Porfirogenita, sorella dell’imperatore Bizantino Basilio II. Da non dimenticare, inoltre, la profonda amicizia che lega Putin al patriarca Kirill, il cui passato nel KGB è noto ai più. Ma per Putin non si tratta solo di uno show domenicale bensì della rielaborazione, per l’ennesima volta nella storia russa, dei soprammenzionati concetti. Questa volta però, il tentativo è ancora più ambizioso in quanto essi rappresentano la base portante della politica estera russa già sin dal 2013.
Qui, la Russia viene esplicitamente promossa come unico Katechon. Il documento, infatti, giustifica la posizione del paese come unico protettore nei confronti dell’instabilità mondiale creata da certe entità che, se da un lato non sono specificate, dall’altro si possono identificare nelle forze occidentali. L’elemento più interessante, tuttavia, consiste nel fatto che nel documento le critiche sono essenzialmente rivolte a quei paesi che disattendono le indicazioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU invadendo territori sovrani e adducendo come giustificazione principale la protezione dei diritti umani. Ciò determina un caos nelle relazioni internazionali che soltanto la Russia, in qualità di Katechon, saprà gestire a dovere anche e soprattutto per punire quei paesi che utilizzano concetti come democrazia e diritti umani in chiave puramente demagogica.
Il conflitto in Ucraina, per la Russia di Putin, altro non è che la concreta manifestazione di questo peculiare concetto laico di Katechon necessario per arginare il deleterio espansionismo occidentale (NATO e USA essenzialmente) su ciò che tradizionalmente è stato sempre considerato territorio russo. Ma non solo, tale idea è anche coniugata con la strenua lotta contro lo stesso anticristo della Seconda guerra mondiale, il Nazismo. Ed ecco quindi riemergere l’idea di Mosca come Terza Roma che accorre per giustificare la conquista (o riconquista per il Cremlino) di quei territori che un tempo erano felicemente posti sotto il controllo di Caterina la Grande, essenzialmente il corridoio che si estende dal Donbass fino alla Transnistria, passando per Odessa e, l’ormai distrutta, Kharkiv.
E per chi si stesse ponendo domande sul nucleare, data la situazione attuale nella regione di Zaporizhzhya nonché del nuovo missile balistico intercontinentale Sarmat recentemente testato, anche lì la Terza Roma ha una giustificazione che rientra in questa peculiare idea laica del Katechon: l’Ortodossia atomica.
Come già anticipato, affinché il Katechon si possa manifestare in tutta la sua grandezza, la riunione dei Rossi (dei comunisti con la loro lunga tradizione sulle politiche nucleari) e dei Bianchi (imperialisti con la loro altrettanto forte tradizione ortodossa) è necessaria. Questo amalgama dà origine a un potente scudo atomico ortodosso necessario per proteggere la missione del Katechon affinché niente e nessuno ne possa mettere a tacere la testimonianza di Cristo di cui esso è il degno rappresentante. Questa, altrettanto peculiare, idea che sfocia in una vera propria teocratizzazione delle politiche atomiche russe, ha un suo rappresentante: l’ultraconservatore filosofo russo nonché sostenitore della guerra in Ucraina Egor Kholmogorov.
Kholmogorov, insieme ad altri pensatori di estrema destra, ne fa principalmente una questione di agiopolitica poiché lo status di potenza nucleare è la conditio sine qua non per assicurare alla Russia il raggiungimento di quelle condizioni necessarie che la porteranno, insieme a tutto il popolo russo, a raggiungere lo Spirito Santo e, conseguentemente, Gesù Cristo. Così, mentre gli scienziati elaborano nuove armi atomiche, allo stesso tempo San Serafino pone la spada e lo scudo in mano a ogni pio russo. In tal modo, secondo Kholmogorov, lo stato può assolvere al suo compito di proteggere la Santa Rus’ e preparare adeguatamente il popolo per la Seconda Venuta.
Pertanto, così come Vladimiro il Grande adottò la religione ortodossa nel lontano 988, avendo già consolidato sin dal 980 il regno della Rus’ comprendente i territori dell’odierna Bielorussia, Russia e Ucraina, l’omonimo Vladimir si assume adesso il compito di ricostituire quell’impero creato grazie al supporto divino, portandone così avanti l’illustre esempio. Che ci creda veramente o che desideri soltanto raggiungere la gloria nei libri di storia per i posteri questo non è dato saperlo.
Fonti consultate
- Dmitrii Sidorov (2006) Post-Imperial Third Romes: Resurrections of a Russian
Orthodox Geopolitical Metaphor, Geopolitics, 11:2, 317-347, DOI: 10.1080/14650040600598585. - Maria Engström (2014) Contemporary Russian Messianism and New Russian Foreign Policy, Contemporary Security Policy, 35:3, 356-379, DOI: 10.1080/13523260.2014.965888.
- Mark Jenkins (2022) Russian nuclear orthodoxy. Catholic Herald. Accessibile al seguente link: https://catholicherald.co.uk/russian-nuclear-orthodoxy/
Vladimir Yurtaev (2018) The Moscow as the Third Rome Concept: Its Nature and Interpretations in the 19th –Early 21st Centuries. Geopolítica(s) Revista de estudios sobre espacio y poder. ISSN: 2172-3958. http://dx.doi.org/10.5209/GEOP.58910.
Giornalista specializzata in studi sulla Russia, sul Caucaso, sull’Asia Centrale e sulla Grecia Moderna. Attualmente, svolge ricerche sulla propaganda russa attraverso i media. Vive a Malmö, in Svezia.