Un’utile lettura per comprendere la visione etico-politica di Wolfgang Schäuble è data dalla raccolta di alcuni suoi discorsi tenuti tra il 2009 e il 2017 e da poco pubblicati in italiano per “Il Canneto Editore (pp. 134, €18). A cura di Christina di Greeve Carmer, la quale firma anche la postfazione, e con prefazione di Carlo Stagnaro e introduzione di Carlo Forcheri, i discorsi contenuti nel volume descrivono assai bene la personalità dell’attuale presidente del Bundestag, consentendo al lettore di svolgere lo sguardo al di là delle volgari generalizzazioni e, ancor meglio, si potrebbe dire delle banalizzazioni che offuscano l’interpretazione del pensiero del “falco” tedesco.
Emergono infatti con forza e nitore le idee di uno statista che pone al centro della sua riflessione teorica, e della conseguente azione pratica, la persona in quanto entità dotata di una irriducibile dignità che le perviene dall’esercizio responsabile e maturo della propria libertà. I nemici di tale riflessione allora non possono che essere lo statalismo, il paternalismo, l’irresponsabilità individuale e collettiva, nonché un pensiero improntato a un razionalismo utilitaristico a scapito di un umanesimo economico che concepisce la vita dell’uomo come un tutto che non può essere ridotto ad economicismo.
I discorsi scelti coprono l’intero periodo in cui ha rivestito il ruolo di ministro delle finanze della Repubblica Federale (2009-2017) e sono stati pronunciati nelle sedi più disparate: davanti al parlamento tedesco, in fondazioni culturali e sedi universitarie. La costante è quell’enfasi posta sulla libertà responsabile della persona, tipica del filone dell’economia sociale di mercato a cui Schäuble può essere verosimilmente ascritto. Di nascita friburghese – città peraltro in cui venne fondata la rivista Ordo, da cui deriva la Ordnungspolitik dell’economia sociale di mercato – e di formazione giuridica – come alcuni degli esponenti originari di tale filone di pensiero, si pensi a H. Grossman-Dörth e F. Böhm – il politico tedesco fa suoi i caposaldi dell’ordoliberalismo nei suoi discorsi: stabilità monetaria e finanziaria, regolamentazione del mercato attraverso un quadro giuridico che garantisce la concorrenza, politica economica di interventi conformi al mercato, sussidiarietà, visione personalistica e umanistica della vita che va “al di là dell’offerta e della domanda” (non a caso titolo dell’opera fondamentale röpkiana pubblicata nel 1958).
I riferimenti a Wilhelm Röpke e a Ludwig Erhard – oggetto dell’ultimo discorso del libro tenuto in occasione della commemorazione dell’ex cancelliere – sono pertanto doverosi. La libertà, sostiene Schäuble, non può essere sostituita neppure dalle migliori regolamentazioni – «Se lo stato provasse a stabilirla per decreto, presto la libertà verrebbe soffocata sul nascere» – bensì dipende in ultima istanza da una solida base morale che la persona deve acquisire da sé. E ciò può derivare dalla religione, dal Cristianesimo, da cui origina pure la dignità di ogni singolo e lo pone al riparo dalle ingerenze altrui: solo attraverso il riconoscimento della propria limitatezza in confronto a Dio è possibile accettare i propri limiti e, così facendo, esperire la libertà in modo responsabile rispettando l’altrui dignità. La persona, afferma Schäuble deve andare riscoprendo il senso di una “buona vita” che vada al di là del mero aspetto economico e s’intrecci nelle diverse comunità in cui trova la propria linfa vitale. Il mercato è certamente essenziale per produrre ricchezza e prosperità. Inquadrato in un ordine di regole favorevoli alla concorrenza e all’azione libera e responsabile, esso fornisce agli uomini la possibilità di realizzare se stessi. Ma, per l’appunto, esso è un mezzo che deve servire i fini della persona. Come sostiene il presidente del Bundestag, «il benessere di per sé non è mai sufficiente per una vita buona».
Insomma, una società libera dipende in definitiva dallo sforzo volontario e cooperativo della persona e dalla sua capacità di vivere in modo responsabile. Solo il mercato, e un quadro giuridico ad esso conforme, può porre in essere le condizioni affinché il singolo trovi la sua posizione nel mondo. Al contempo, però, spetta ad esso, e solo ad esso, vivere in mezzo agli altri con dignità, maturità e affidabilità – cruciale il discorso in cui il Nostro muove le critiche alla Grecia per la sua incapacità di trasmettere fiducia agli altri paesi, non solo spendendo in modo dissennato nel breve periodo e promuovendo così assistenzialismo, ma anche favorendo in tal modo condizioni di povertà nel lungo periodo e una radicale lesione della dignità della persona: una monito che riguarda sempre più da vicino anche l’Italia – per rilanciare un ordine prospero e moralmente sano che muove dal basso e che nessun ente collettivo reificato può davvero sostituire.
Pubblicato sul “Centro Studi Tocqueville-Acton”, 22/01/2021
PhD candidate, Luiss Guido Carli, Roma. Tra gli interessi di ricerca: populismo, rapporto liberalismo/democrazia, pensiero liberale classico