L’obbligo vaccinale è un tema scottante e molto sentito, che ruba le prime pagine dei quotidiani e a cui viene dedicato ampio spazio – qualcuno potrebbe dire, “purtroppo!” – nei talk show nostrani. Oltre a uomini politici, alcuni dei quali di dubbia preparazione, numerosi scienziati sociali si sono occupati della faccenda, anche se non precipuamente del caso italiano, chiedendosi se l’obbligo vaccinale sia giustificato sul piano politico.
A questo proposito, oggi sintetizzerò brevemente un paper di Jason Brennan, professore di etica, politica ed economia alla Georgetown University, che propone un argomento morale a mio parere molto convincente a favore dell’obbligo vaccinale.
Prima di tutto, Brennan assume, all’inizio del paper, che i vaccini siano efficaci, privi di controindicazioni altamente incidenti e che l’evidenza empirica in tal senso sia forte. Si tratta di proposizioni su cui la comunità scientifica è universalmente concorde, che mettere in discussione sarebbe ingiustificato e irrazionale.
In secondo luogo, l’autore osserva che i vaccini presentino molto spesso ciò che gli economisti chiamano un problema di azione collettiva: è, infatti, necessario per la salute generale non che un bambino particolare sia vaccinato contro una malattia x, ma che lo sia un numero sufficiente. Seguendo questa logica, scrive Brennan, è pericoloso non che un genitore specifico decida di non vaccinare il proprio bambino contro x, ma che diversi genitori compiano quest’azione collettivamente.
Brennan introduce, a questo punto, quello che lui chiama il clean hands principle, in base al quale sarebbe moralmente giustificato utilizzare la forza per fermare qualcuno che sta per commettere un’azione collettiva dannosa (per innocenti) o che presenti un alto tasso di rischio.
Ad esempio, l’accademico americano immagina uno scenario molto simile a quello seguente: un gruppo di astronauti visita un pianeta extraterrestre – per convenienza, lo chiamo P – che, a loro conoscenza, contiene diversi virus e batteri potenzialmente letali per l’uomo. Sconsideratamente, questi uomini bevono l’acqua di P, che potrebbe essere infetta, e la danno da bere ai loro figli senza prima disinfettarla. Una volta sulla Terra, rifiutano – non uno di loro, ma tutti o in gran parte – di essere messi in quarantena. Senza ricevere alcun trattamento, portano i propri figli a scuola e vanno in giro come fosse accaduto nulla. Secondo il principio della mani pulite, sarebbe giustificato utilizzare la forza per isolare e curare questi astronauti e la loro prole, i primi colpevoli, rifiutando la quarantena, di avere commesso un’azione collettiva potenzialmente molto pericolosa.
In conclusione del paper, Brennan sostiene che gli antivaccinisti sono come questi astronauti sconsiderati per cinque ragioni:
1) si espongono a malattie potenzialmente pericolose, esattamente come gli astronauti che bevono l’acqua di P;
2) commettono azioni che hanno un’alta probabilità di diffondere queste malattie, come portare i bambini a scuola e andare in giro in luoghi frequentati;
3) decidono di non far nulla per ridurre il rischio derivante da 2);
4) non hanno alcuna giustificazione epistemica per 3), dal momento che la comunità scientifica, l’unica fonte autorevole in materia, considera i vaccini affidabili ed efficaci;
5) il rischio che impongono sugli altri non ha alcuna giustificazione.
Dunque, l’impiego della forza da parte di un qualsiasi governo per vaccinare la prole degli anti-vaccinisti da malattie potenzialmente pericolose costituirebbe un’azione moralmente giustificata, esattamente come nel caso dei folli astronauti.
Brennan, Jason. 2016. “A Libertarian Case for Mandatory Vaccination”, Journal of Medical Ethics, pp. 1-7.