Il Centro Economia Digitale ha presentato qualche giorno fa il proprio position paper sulla Sovranità Tecnologica. Un documento che motiva l’esigenza di adottare una strategia a livello europeo.
Il documento definisce la Sovranità Tecnologica come l’abilità di generare conoscenza tecnologica e scientifica autonomamente, ovvero anche di utilizzare capacità tecnologiche sviluppate altrove attraverso l’attivazione di partnership affidabili.
Sotto questo profilo quindi la Sovranità Tecnologica rappresenta un driver della Sovranità Economica dell’Unione europea.
Non quindi, una mera sommatoria di “sovranità” nazionali, ma una vera e propria indipendente abilità dell’Unione europea in quanto tale.
Il rafforzamento della Sovranità Tecnologica comune a livello europeo diventa abilitante per aumentare la competitività dei prodotti europei nei mercati extra-UE, rafforzando il posizionamento dell’economia europea nel commercio internazionale e sulle catene globali del valore.
Il position paper approfondisce i potenziali trade-off collegati al raggiungimento degli obiettivi in termini di Sovranità Tecnologica. L’obiettivo non sarebbe quello di raggiungere un livello assoluto di sovranità, bensì un livello considerato ottimale. Ciò significa trovare un equilibrio tra l’efficienza e l’indipendenza. Per questo è necessaria un’analisi costi-benefici, valutando volta per volta quanto si perde in termini di efficienza e quanto si guadagna in termini di sovranità.
Abbiamo detto che un’appropriata Sovranità Tecnologica europea mira a raggiungere una sovranità europea comune, e non una mera sommatoria di sovranità nazionali. L’Unione Europea possiede sia il necessario livello di integrazione per diffondere la sovranità tra i vari stati membri, sia le “competenze” e gli strumenti per promuovere la Sovranità Tecnologica in diversi settori strategici. La Sovranità Tecnologica europea implica quindi una crescente interdipendenza tra i singoli Paesi e, in alcuni campi, uno spostamento del governo delle politiche economiche dal livello nazionale a quello europeo.
Il documento individua i seguenti passaggi:
- approdo a una definizione di Sovranità Tecnologica chiara e condivisa a livello europeo;
- identificazione delle tecnologie/settori rilevanti dal punto di vista della Sovranità Tecnologica;
- analisi del posizionamento europeo nei settori strategici rispetto ai player globali;
- definizione del livello di Sovranità Tecnologica ritenuto desiderabile, tenendo conto dei costi in termini di efficienza e delle specificità settoriali;
- selezione e implementazione delle politiche necessarie a ottenere il livello desiderato di sovranità.
Il suggerimento del position paper è quello di produrre una analisi del posizionamento europeo rispetto al grado di Sovranità Tecnologica esistente nei settori ritenuti strategici. Ciò richiede l’applicazione di un mix di metodi. È necessario cioè valutare diversi indicatori quantitativi basati su algoritmi di ricerca specifici, supportati da indagini sistematiche di esperti per fornire il quadro di riferimento, in modo da poter considerare la specificità di ogni singola tecnologia. Ciò aiuta anche ad individuare e definire i livelli nazionali e quanto “pesano” nel contesto europeo.
Ad esempio, l’Italia è caratterizzata da competenze tecnologiche più diffuse rispetto agli altri paesi, avrebbe oggi la necessità di concentrare gli sforzi sui settori ritenuti prioritari attraverso interventi di politiche industriali e scientifiche mirate e continuative. Indirizzare gli investimenti in settori strategici ad alta tecnologia non soltanto contribuisce al rafforzamento della Sovranità Tecnologica europea, ma determina sostanziali ricadute economiche. Secondo le stime CED ogni euro investito nei settori ad alta tecnologia genera infatti un effetto moltiplicatore pari a 2,4 euro nel resto dell’economia.
Il position paper propone infine alcuni indirizzi di policy sui quali orientare le azioni a livello nazionale ed europeo, per raggiungere il livello desiderato di Sovranità Tecnologica. Si tratta di azioni di sistema in grado di sostenere le dinamiche di mercato a favore della strategia della sovranità.
Direttore Generale della Fondazione Luigi Einaudi
Nato a Palermo nel 1976, è stato deputato della XVII legislatura. La sua attività parlamentare è stata relativa ai settori: innovazione, telecomunicazioni, venture capital, strumenti di pagamento, antiriciclaggio.
Laureato in legge, è attualmente consulente di importanti aziende in ambito regolatorio.