In questi giorni si è molto discusso, sull’alta rappresentante degli affari esteri dell’Unione Europea, Federica Mogherini, inviata in Iran come ospite in occasione della cerimonia di insediamento del presidente Hassan Rouhani, per il suo secondo mandato.
È giusto ed ha senso che, in quell’occasione, indossasse il caratteristico “velo”?
Se dovessimo analizzare il ruolo di tutte le donne di spessore che hanno portato il loro contributo all’interno delle Nazioni di cui fanno parte, indubbiamente sarebbero sollevati dei quesiti a cui dovrebbe esser lecito poter dare risposte esaustive.
In prima istanza va considerato che, ai sensi degli articoli dell’Unione Europea, dove vengono citati poteri e responsabilità dell’alto rappresentante, non viene mai fatta espressamente menzione di norme etico-morali generali da seguire, se non quelle ottenute dal proprio patrimonio culturale, sociale e natale da cui tutti gli esseri umani derivano.
In base alle diverse prospettive, vedere l’alta rappresentante indossare il velo, potrebbe far riflettere sulla molteplicità di significati da esso assunto.
In primis il cosiddetto “velo” deriva dal termine latino velum, ed i significati ad esso attribuiti sono principalmente coprire, velare. Indossato inizialmente da donne nobili, tracce risalgono al XIII secolo a.C. solo successivamente diventa di uso comune come copricapo, per ripararsi dal sole, per indicare lutto.
Se da una parte il suo utilizzo può coprire da sguardi indiscreti, dall’altro diventa strumento di seduzione e fascino.
Il velo acquista anche significati esoterici ricordando che ciò che è nascosto alla vista è prezioso e necessita di un’adeguata attenzione e livello di conoscenza per poter essere scoperto.
Nelle religioni monoteiste, Ebraismo, Cristianesimo e Islam il concetto di coprire la testa fu associato a quello di “sacralità”, per le donne assume un significato in più: quello di proprietà. L’uso del velo nella tradizione cattolica era presente ancora negli anni ’60, alle donne era vietato entrare in chiesa senza il capo coperto.
Resta vivissimo l’interesse per il velo nelle donne che contraggono matrimonio non solo secondo rito religioso, ma come ornamento simbolico e raffinato che arricchisce la sposa.
Oggi l’usanza di velare le donne è riferita in genere al mondo islamico che sostanzialmente richiama dei passaggi del Corano, in cui non è considerato obbligatorio ma solo consigliato.
Fermo restando che i ruoli assunti all’interno delle istituzioni rappresentano i diversi governi è inaccettabile che un’alta carica dello Stato, qualunque sia la Nazione di appartenenza, indossi per rispetto di un’altra cultura qualcosa che in verità ha un significato completamente diverso e in cui non si è stati formati adeguatamente e magari appartenenti ad un credo religioso diverso.
I motivi allora non andrebbero ricercati in nessuna forma di rispetto e di diversità, ma in quelle strutture sociali che formano la persona e danno vita all’Uomo e la Donna, e nella libertà di scelta individuale che necessariamente abbraccia la società in cui viviamo, formatasi nel passato, vissuta nel presente e preservata nel futuro.
Considerato che i ruoli assunti all’interno dei vari governi, soprattutto di stampo islamico, relegano la donna in una posizione nettamente inferiore rispetto all’uomo, si può dire che non ha nessuna valenza indossare il velo nel caso in questione.
In effetti, non solo la Mogherini non è mussulmana, ma tra l’altro il paese a cui ha fatto visita vede la donna ricoprire ruoli marginali. Un atteggiamento e una scelta rivolta alla Nazione di origine, sarebbe stata ben risposta, dato che le ha concesso la libertà e certi “lussi” un tempo non immaginabili nemmeno nel nostro Paese e che continuano a non esserlo ancora in buona parte del mondo islamico.