Come la Russia e la Cina stanno tentando di riscrivere le regole dell’ordine mondiale cibernetico

Un articolo odierno di “The Washington Post” a firma dell’editorialista esperto di Affari esteri David Ignatius, spiega la situazione e mette in guardia i paesi occidentali

 

Mentre la politica nostrana è impegnata su infinite discussioni interne il mondo continua a girare e le potenze straniere hanno sete di conquista.

Ci riferiamo alla Russia e alla Cina e il controllo mondiale del cyberspazio.

Anche il nostro Copasir ha rimesso in questi giorni la Relazione “non classificata” 2020 sulla politica dell’informazione per la sicurezza, curata dal Comparto Intelligence (DIS, AISE e AISI), facendo un accenno alle problematiche del cyberspazio.

Come riferisce oggi il Washington Post, il massimo diplomatico cinese ha replicato alla chiamata del Segretario di Stato Antony Blinken per “rafforzare l’ordine internazionale basato sulle regole“; un tale ordine esiste già, ha risposto Yang Jiechi, membro del Politburo cinese.

 

Si chiama Nazioni Unite.

Molte persone negli ultimi decenni vedono le Nazioni Unite come una istituzione creata con le intenzioni più nobili ma sempre più diventata un pantano di burocrazia.

Ma per la Cina e la Russia, le Nazioni Unite sono sempre più il luogo di giochi di potere poco sottili – spesso ignorati dagli Stati Uniti – che potrebbero plasmare il nuovo ordine mondiale che sta emergendo.

Per il Washington Post vale la pena studiare la risposta di Yang del 18 marzo ad Anchorage, perché rivela un disegno strategico più ampio: “Ciò che la Cina e la comunità internazionale seguono o sostengono è il sistema incentrato sulle Nazioni Unite e l’ordine internazionale sostenuto dal diritto internazionale”.

Ma è un gioco che gli Stati Uniti devono giocare, e abilmente, per timore che i suoi avversari dirottino istituzioni globali come le Nazioni Unite.

 

 

Il controllo del cyberspazio è un dominio in cui le nazioni autoritarie, guidate da Cina e Russia, voglio mettere le mani e stanno usando le Nazioni Unite per creare nuove regole che potrebbero minare le norme occidentali di libertà e democrazia.

Ecco come funziona per il Washington Post: a dicembre 2019, mentre un mondo distratto da Donald Trump guardava dall’altra parte, la Russia ha ottenuto l’approvazione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite per iniziare la stesura di un trattato globale per combattere la criminalità informatica.

Gli Stati Uniti hanno detto che avevano “preoccupazioni molto serie” perché un simile trattato “sarebbe stato contro le libertà americane fondamentali”, ma hanno perso il voto.

I lavori sul nuovo trattato delle Nazioni Unite non sono ancora iniziati a causa della pandemia di coronavirus.

Il primo incontro è previsto per maggio.

Se completato e ratificato, il trattato sostituirebbe la Convenzione di Budapest del 2001 sulla criminalità informatica.

Quel documento è stato elaborato dal Consiglio d’Europa e ratificato da 65 nazioni, comprese tutte le principali democrazie, ma non è mai stato approvato dalla Russia o dalla Cina perché consideravano le sue disposizioni troppo invadenti.

Sempre per il Washington Post un altro esempio di gioco nel sistema delle Nazioni Unite è la creazione da parte della Russia (con il sostegno cinese) di un organo di discussione informatica delle Nazioni Unite chiamato Open-Ended Working Group (OEWG).

Andrei Krutskikh, uno dei principali consiglieri informatici del presidente russo Vladimir Putin, il mese scorso ha esultato in una riunione dell’OEWG dicendo che il gruppo rappresentava “il trionfante successo della diplomazia russa” (secondo una notizia del 13 marzo della Tass, il servizio di notizie russo di proprietà statale).

Ha accusato nazioni anonime di “aver fomentato la situazione internazionale nel campo dell’informazione” – presumibilmente un riferimento alle accuse americane sull’hacking russo nelle elezioni statunitensi del 2016, 2018 e 2020 e al ruolo di Mosca nel devastante hack di SolarWinds.

I russi (sempre con l’aiuto cinese) avevano cercato di assumere il controllo della governance di Internet attraverso l’Unione internazionale delle telecomunicazioni (ITU) a gennaio, riferisce il Washington Post.

Per il giornale americano, questo tentativo “colpo di stato” per deporre il consorzio privato di esperti noto come Internet Corporation for Assigned Names and Numbers, o ICANN, è stato sostenuto dall’ex presidente russo Dmitry Medvedev, che ha affermato in una dichiarazione del 12 agosto 2020 che “gli Stati Uniti controllano completamente il Domain Name System utilizzato per risolvere gli indirizzi IP”.

L’ITU ha, però, ignorato la proposta russa.

Su tali oscuri campi di battaglia delle Nazioni Unite si giocherà in futuro il lavoro essenziale per proteggere “l’ordine basato su regole” e per promuovere un Internet aperto e sicuro.

Ma Russia e Cina si stanno mobilitando.

In una dichiarazione poco notata del 26 marzo, Putin ha annunciato l’intenzione della Russia di dominare la supervisione del cyberspazio. “In gran parte grazie ai nostri sforzi, la sicurezza delle informazioni è diventata un punto all’ordine del giorno dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite”, si è vantato Putin in una dichiarazione al Consiglio di sicurezza russo. “Crediamo che sia necessario concludere accordi legali internazionali universali progettati per prevenire i conflitti e costruire una partnership reciprocamente vantaggiosa nel cyberspazio globale”.

Ovviamente si sta parlando di regole che vorrebbero riscrivere Cina e Russia.

L’occidente è stato preavvisato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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