L’arte, qualche volta, ha capacità divinatorie. A Giorgio Gaber capitò ripetutamente di sapere guardare avanti. Chi lo ama lo sa. Epperò ci sono cose che stupiscono. Un monologo del 1998, intitolato “La democrazia”, nella raccolta “Un’idiozia conquistata a fatica”, recitava: “Il referendum, per esempio, è una pratica di democrazia diretta (…). Solo che se mia nonna deve decidere sulla variante di valico Barberino-Roncobilaccio ha effettivamente qualche difficoltà. Anche perché è di Venezia. Per fortuna deve solo dire sì se vuole dire no e no se vuole dire sì. In ogni caso ha il 50% delle probabilità di azzeccarla”.
Venti anni dopo qualcuno parla di referendum per risolvere la questione del Trasporto ad alta velocità. Fare o non fare il traforo? Completare o meno? Non entro nel merito, qui m’interessa la forma democratica. Cosa c’è di più democratico che far decidere il popolo? Già, ma quale? Votano solo quelli della Valle? Votano i piemontesi? Votano gli italiani tutti, visto che l’opera è interesse collettivo? Cambia, e molto, a seconda di quale corpo elettorale si sceglie. Posto che neanche si sa come si potrebbe scegliere.
Poi c’è il dilemma della nonna: come faccio a dare una risposta avveduta su una questione che non conosco, se non, nel migliore dei casi, per sentito dire? La democrazia delegata non è una democrazia minore, ma un sistema nel quale delego altri, in cui ripongo un qualche affidamento, a studiare la faccenda al mio posto. Li pago anche. Quando una decisione sarà presa i contrari potranno protestare, ma il metodo sarà stato comunque democratico. E se una decisione non si riesce a prendere? In quel caso devo prendere atto che ho delegato soggetti inabili a decidere o a gestire la pratica che ancora evita ci si scanni per strada: quella del compromesso.
Giornalista e scrittore.
Dal 1979 in poi, mentre continuava a crescere il numero dei tossicodipendenti, si è trovato al fianco di Vincenzo Muccioli, con il quale ha collaborato, nella battaglia contro la droga.
Dal 1980 al 1986 è stato segretario nazionale della Federazione Giovanile Repubblicana.
Dal luglio1981 al novembre 1982 è stato Capo della Segreteria del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Dal 1987 all’aprile 1991 è stato consigliere del Ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni, che ha assistito nell’elaborazione dei disegni di legge per la regolamentazione del sistema radio-televisivo, per il riassetto delle telecomunicazioni e per la riforma del ministero delle Poste e Telecomunicazioni, oltre che nei rapporti internazionali e nel corso delle riunioni del Consiglio dei Ministri d’Europa.
È stato consigliere d’amministrazione e membro del comitato esecutivo delle società Sip, Italcable e Telespazio.
Dal 2003 al 2005 presidente del DiGi Club, associazione delle Radio digitali.
Nel 2008 riceve, dal Congresso della Repubblica di San Marino, l’incarico quale consulente per il riassetto del settore telecomunicazioni e per predisporre le necessarie riforme in quel settore.
Nel maggio del 2010 ha ricevuto l’incarico di presiedere l’Agenzia per la diffusione delle tecnologie dell’innovazione, dipendente dalla presidenza del Consiglio. Nel corso di tale attività ha avuto un grande successo “Italia degli Innovatori”, che ha permesso a molte imprese italiane di accedere al mercato cinese. Con le autorità di quel Paese, crea tre centri di scambio: tecnologia, design, e-government. Nel novembre del 2011 si è dimesso da tale incarico, suggerendo al governo di chiudere la parte improduttiva dell’Agenzia, anche eliminando le sovrapposizioni con altri enti e agenzie.
Dal 2015 al 2016 è membro dell’Advisory Board di British Telecom Italia.