Non sono bastati i tanti decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri emessi anche in tema di libertà costituzionali in barba alla riserva di legge garantita dalla Costituzione, né le questioni di fiducia poste a ripetizione dal Presidente del Consiglio a nome del Governo, previo “assenso esplicito” del Consiglio dei Ministri, per fare pressione, umiliandolo, sul Parlamento.La deriva illiberale e la cupidigia di potere del Governo dell’avvocato del popolo si sono nutrite di un altro boccone.
In nome della “flessibilità”e dell’urgenza di decidere, nel cosiddetto decreto rilancio è stato incluso l’art.265 che fa strage del principio cardine delle democrazie liberali secondo cui sono le Camere a deliberare sul bilancio predisposto dal Governo (art.81 della Costituzione).Ora, invece, il Governo (il Ministro dell’Economia) può con propri decreti sostituirsi al Parlamento.
Il Ministro “al fine di ottimizzare l’allocazione delle risorse disponibili”,può, con provvedimento discrezionale, rimodellare le risorse apportando le occorrenti “variazioni di bilancio” senza darne conto al Parlamento il quale, deliberando sulle risorse spendibili, ha anche deciso quale quota di ciascuna vada destinata a determinati programmi e scopi.
Si è disinvoltamente dimenticato che le scelte del Governo in materia di priorità e di livelli di spesa sono atti di indirizzo politico soggetti come tali storicamente all’approvazione del Parlamento poiché “the nation granted the tax,the King enacted the law” e che il Governo non può individuare e realizzare finalità e misure diverse senza il consenso delle Camere.
Si va sempre più constatando che il Governo e chi lo presiede si considerino il monarca dei nostri tempi in nome di una democrazia “immediata”in cui il confronto dialettico delle opinioni e la sintesi politica sono considerati un fastidioso intralcio.
Racconteremo ai nostri nipoti la triste favola che un tempo l’Italia era una repubblica parlamentare?
Professore ordinario, della cattedra di Diritto civile presso la Facoltà di Giurisprudenza della Libera Università per gli studi sociali Guido Carli – LUISS – di Roma. Componente del Comitato Scientifico della Fondazione Luigi Einaudi.