24.07.2019. Roma. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha visitato la Casa Circondariale Rebibbia “Raffaele Cinotti” ed ha cenato presso il ristorante realizzato all’interno dell’Istituto Penitenziario.
25.07.2019. Roma. L’Associazione Antigone ha presentato il proprio rapporto di metà anno sulle carceri italiane.
Due notizie importanti, seppure passate in sordina, che devono essere lette in correlazione.
Dal rapporto di Antigone emerge la condizione drammatica in cui versano le persone ristrette.
Il dato più preoccupante riguarda il perdurante stato di sovraffollamento che rende ulteriormente ed ingiustamente gravosa la condizione dei ristretti: <<Al 30 giugno 2019 i detenuti ristretti nelle 190 carceri italiane erano 60.522. Negli ultimi sei mesi sono cresciuti di 867 unità e di 1.763 nell’ultimo anno. Il tasso di sovraffollamento è pari al 119,8%, ossia il più alto nell’area dell’Unione Europea>>.
La percentuale di persone presenti in carcere in attesa di condanna definitiva, e quindi presunte innocenti, si è attestata, in leggero calo rispetto allo scorso anno, al 31,5%, a fronte di una media europea del 21%.
Il sovraffollamento rende le condizioni della detenzione prossime al limite del senso di umanità.
Il problema non è certo nuovo, si ripropone puntualmente ogni anno ma nessun intervento sistematico è stato adottato. Anzi, la riforma dell’ordinamento penitenziario, frutto del lavoro degli Stati generali, è stata svuotata e depotenziata. La condanna dell’Italia da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per i trattamenti inumani e degradanti subiti dai detenuti a causa del sovraffollamento non è bastata a scuotere il legislatore.
L’unica risposta fornita dalla politica, che tende a negare e minimizzare il problema, è la proposta di costruire nuovi istituti. Come ben argomenta il rapporto di Antigone, non è questa la soluzione al problema: i tempi sarebbero troppo lunghi, non rispondendo all’emergenza in corso, ed i costi sarebbero eccessivi.
Sarebbe molto più utile, invece, come suggerisce il rapporto, incentivare le misure alternative alla detenzione, che hanno anche il merito di abbassare la probabilità di recidiva, e ricondurre la custodia cautelare in carcere a strumento eccezionale cui ricorrere come extrema ratio.
Peccato che il clima politico vada in senso contrario. Proprio la parte della riforma dell’ordinamento penitenziario che avrebbe facilitato l’accesso alle misure alternative è stata affossata. Il legislatore ha addirittura esteso i casi di applicazione del regime ostativo alla concessione delle misure alternative. Il dato ancora più preoccupante è la montante campagna di opinione, fomentata da politici e mass media, contro la concessione delle misure alternative, in nome della fantomatica “certezza della pena”, e delle misure cautelari diverse dalla custodia in carcere. Si è diffusa la falsa convinzione della detenzione carceraria come unica pena in nome di slogan raccapriccianti quali “marcire in galera” e “gettare la chiave”.
In un tale momento storico appare ancora più significativo il gesto del Presidente Mattarella che segue la meritoria iniziativa dei Giudici della Corte Costituzionale che hanno visitato numerosi istituti della Penisola. Il valore simbolico del gesto delle istituzioni di garanzia della Costituzione è stato quello di portare la Carta fondamentale tra le mura delle carceri e di porre l’attenzione sulle condizioni dei detenuti. E’ giunta l’ora di rispettare ed applicare in pieno il dettame originario dei Padri costituenti, molti dei quali avevano subito sulla propria pelle la condizione delle carceri fasciste, secondo cui le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Il rispetto dei diritti e della dignità di ogni persona è il fondamento di uno Stato liberale. Le condizioni dei reclusi in Italia non sono degne di un paese liberale.