E tu di che liberalismo sei? Classico come Locke o metodologico come Hayek? Sei per la «mano invisibile» di Smith o per la «mano pubblica» di Keynes? Per lo scetticismo di Hume o per l’imperativo di Kant? Per il costituzionalismo di Constant o per l’utilitarismo di Mill? Sei con Montesquieu o con Tocqueville? Con Einaudi o con Croce? L’elenco potrebbe continuare così per tutto l’articolo perché i liberalismi sono tanti ma accomunati da una cultura liberale che li rende diversi da ideologie e sociologismi. Il modo migliore per capire cosa sia il liberalismo è distinguerlo dal socialismo e da quella scuola marxista e comunista che da qui discendono.
Infatti, il socialismo è una dottrina ideologica escogitata da philosophes e intellettuali per prendere il potere e instaurare uno stato ottimale valido per tutti gli uomini con la pretesa di aver scoperto la formula magica per l’eliminazione del male e imporre così la pace perpetua che molto spesso nella storia ha preso le sembianze dell’eterno riposo dei cimiteri. Il liberalismo, invece, non è una dottrina né una scuola e nasce dalla vita, dalla storia, dalle lotte civili il cui obiettivo è quello di limitare il potere – tutti i poteri, non solo quello politico – per garantire agli uomini libertà, scelte, errori senza i quali non c’è né libertà né verità. Ecco perché i liberalismi, nascendo nel cuore della lotta che non disarma mai, sono tanti ma la cultura liberale è una giacché tutti mirano a mostrare che il potere assoluto e l’abuso di potere sono illegittimi perché non c’è un sapere né assoluto né ordinario che li possa giustificare. La cultura liberale, dunque, esprime una sensibilità in cui, per dirla con Isaiah Berlin, il legno storto dell’umanità rende impossibile che qualcuno – uno Stato, un Partito, un Capo, una Chiesa – possa dire di sacrificare noi stessi per il bene dell’umanità come, invece, hanno pensato e hanno fatto i socialismi reali e irreali che si sono succeduti nella storia degli ultimi due secoli.
L’ultimo libro di Corrado Ocone s’intitola La cultura liberale. Breviario per il nuovo secolo (Giubilei Regnarli Editore). Il libro è l’esatto contrario di un esercizio di indottrinamento e attraverso tre capitoli – uno che fa una sorta di storia del liberalismo, uno che delinea una teoria o, meglio, una sensibilità liberale, e uno che si sofferma sulla contemporaneità – mette in luce come, per dirla con Einaudi e con Croce, la bellezza della lotta della vita e della cultura libera si offrono all’uomo smarrito del XX secolo come una bussola per navigare in un mare che non è più quello del «secolo breve» che Ocone definisce «secolo rosso». Perché? Per il tanto sangue versato in due guerre mondiali, una soluzione finale e svariati stermini di massa? Perché, per dirla in questo caso con Robert Conquest, il «secolo delle idee assassine» ha avuto il tono del marxismo e Ocone, non senza riecheggiare il revisionismo di Nolte, sostiene che è stata la rivoluzione sovietica, dopo la Grande guerra, ad aver generato la reazione del fascismo prima e il nazionalsocialismo poi che hanno sì combattuto il marxismo e il leninismo ma pur ne hanno introiettato alcuni caratteri sociali e industriali, intellettuali e propagandistici. La stessa cosa è avvenuta nella seconda metà del secolo nel rapporto, ancora più importante, tra democrazie e comunismo e così nel secolo che riteniamo di avere alle spalle la lotta c’è stata proprio tra liberalismo e socialismo. Alla fine, come sappiamo, il liberalismo ha vinto ma, come capita a tutti i vittoriosi, al prezzo odierno di aver perduto un po’ se stesso.
Lo sforzo di Corrado Ocone di dar fuori un breviario della cultura liberale è lodevole e necessario. Lo è perché intorno al liberalismo si addensano i problemi della filosofia e dell’Occidente. Liberalismo e filosofia sono la stessa cosa: il primo conduce la seconda ad essere verità storica e la seconda libera il primo dalla tirannia del determinismo, della metafisica, dello scientismo. Il caposaldo della cultura liberale è la santa distinzione tra pensiero e azione. Siamo volontà libere che scelgono come vivere perché nessun pensiero può racchiudere in sé un senso unico della vita. Il secondo caposaldo della cultura liberale è la insuperabilità del conflitto: se non c’è conflitto non c’è libertà e il rimedio proposto – una società senza conflitto – è falso e peggiore del presunto male. Il terzo caposaldo, molto caro giustamente a Ocone, è che non c’è libertà senza realismo politico proprio perché il liberalismo viene al mondo per limitare i poteri.
Giancristiano Desiderio, Il Giornale 20 novembre 2018