“Domani smetto!”
È questa la frase ridondante che spessissimo ascoltiamo o diciamo quando siamo consapevoli di abusare di qualcosa che di norma sappiamo faccia male. Ma questa è una controindicazione interna e propria dell’essere umano, costantemente in contrasto con sé stesso, i suoi desideri e le sue esigenze.
Ho sempre creduto profondamente nella capacità auto-educativa e rieducativa dell’uomo, che essendo dotato di raziocinio è in grado di scegliere, nell’intreccio indissolubile tra bene e male, quale sia la strada più corretta.
Ciò avviene nella libera scelta di assumersi responsabilità di fronte alla vita e quindi di farsi eventualmente del male, facendosi portavoce delle proprie azioni senza che queste si ripercuotano sugli altri.
Lo Stato ancora oggi vive sotto il dibattito costante se legalizzare o no le droghe, qual è la strada giusta da intraprendere?
A mio avviso, premesso che lo Stato, se pur orientato ad atti eticamente corretti, deve volgere lo sguardo verso problematiche decisamente più importanti, (come sostiene Ocone), non debba assolutamente permettere la liberalizzazione delle droghe, non solo per il bene del singolo, ma dell’intera comunità, visto che ad ogni mia azione corrisponde una reazione che coinvolge inevitabilmente anche gli altri.
La costante ricerca di emozioni forti ed adrenaliniche non può essere ricercata negli stupefacenti e pretendere che lo Stato se ne faccia garante, poiché se da un lato l’ente che deve garantire la vita, ad esempio negare l’eutanasia, allo stesso tempo deve preservarla non liberalizzando le droghe.
La libertà dell’individuo, a parer mio, non si ottiene costruendo solamente una società che permetta ai propri cittadini di avere un ventaglio ampio di scelte su come strutturare la propria vita, ma fornendo strumenti adeguati alla sua formazione etica e responsabilità d’azione, sui quali possa basare le proprie decisioni in un costante movimento che dall’individuo arriva allo Stato e non viceversa.
Ricordando il detto: “l’occasione fa l’uomo ladro”, legalizzando le droghe, i giovani e le future generazioni si sentirebbero in diritto di assumere o solo provare la vasta gamma di narcotici messi a disposizione, con la consapevolezza che si sta per nuocere a chi la utilizza e agli altri.
Il messaggio rivolto alla popolazione non sarebbe quello “ognuno fa ciò che vuole di sé stesso”, ma “provo tanto poi smetto quando voglio” inconsapevoli del fatto che la volontà spesso non va a braccetto con la libertà, in cui possono fermentare atti sbagliati.
Permettere l’uso e successivamente l’inevitabile abuso di queste sostanze, non ci rende più aperti al mondo, evoluti o liberi, ma schiavi e sconfitti di una vita che non va subita, ma vissuta alla luce di atti concreti, volti al bene comune e alla creazione di una società migliore.