Res publica res populi, forse…

Pubblicato ieri dalla Corte dei conti il Rapporto sulla gestione delle partecipazioni societarie del Comune di Roma. Emerge una situazione disastrosa. La dimensione considerevole dello strumento societario nel settore pubblico e gli squilibri di bilancio derivanti da gestioni societarie in perdita, le cause principali

 

Scriveva Cicerone in De Republica: Est igitur, inquit Africanus, res publica res populi, populus autem non omnis hominunm coetus quoquo modo congregatus, set coetus multitudinis iuris consensu et utilitatis communione siciatus

Tradotto:

“disse Scipione, dunque la repubblica è la cosa del popolo, ed il popolo poi non è ogni agglomerato di uomini a qualunque titolo riunito, ma quell’unione di una moltitudine associata per accordo nell’osservare la giustizia (iuris consensu) e per comunanza di interessi”.

I romani, quindi, conoscevano bene il concetto di res publica. E’ la cosa di tutti, dicevano, e, al tempo stesso, tutti le appartengono, aggiungevano.

Da allora sono trascorsi oltre duemila anni, ma l’insegnamento dell’avvocato ed oratore dell’eterna città, evidentemente, è rimasto lettera morta.

Ieri, la Sezione regionale di controllo per il Lazio della Corte dei conti ha pubblicato il Rapporto sulla gestione delle partecipazioni societarie del Comune di Roma. Ed è emersa una situazione preoccupante.

Ecco i passaggi significativi.

  • La magistratura contabile ha accertato diffuse carenze nel controllo analogo sugli enti in house e gravi ritardi nell’approvazione dei bilanci di taluni Enti, nonostante un rinnovato impulso impresso dal socio pubblico dal 2020, evidenziando l’esigenza di riorganizzare tale controllo in una prospettiva di maggiore efficienza dello stesso.
  • Le attività di ricognizione e razionalizzazione delle partecipazioni possedute, effettuate dal Comune ai sensi degli art. 20 e 24 del TUSP, sono risultate incomplete con conseguente necessità di integrare il piano di razionalizzazione, con particolare riferimento al settore del trasporto pubblico locale e a quello della gestione dei beni di proprietà comunale, per i quali la Sezione ha accertato la sussistenza di diversi obblighi di razionalizzazione e l’esigenza di realizzare una significativa riduzione del numero di partecipazioni detenute.
  • È stata inoltre accertata la violazione del limite di spesa previsto dall’art. 11, commi 6 e 7, del TUSP, per l’organo amministrativo di due società a controllo comunale (Zetema S.r.l. e Roma Servizi per la Mobilità s.r.l.) con conseguente necessità di recupero delle maggiori somme erogate.
  • La Gestione di “Roma Metropolitane S.r.l. in liquidazione” ha inoltre evidenziato un’impropria commistione nei rapporti finanziari e contabili con il socio pubblico, con sistematico “soccorso finanziario” di quest’ultimo in violazione dell’art. 14 del TUSP e conseguente inattendibilità dei bilanci di esercizio 2016, 2017 e 2018, approvati solo nel 2021.
  • La gestione di “ATAC S.p.a.”, esaminata per il ciclo contabile 2017 – 2019, con aggiornamenti all’attualità, ha evidenziato diffuse criticità nell’esercizio dei poteri di controllo analogo da parte del socio pubblico oltre che nel conferimento e nell’esecuzione di incarichi professionali e appalti di servizi.
  • La spesa per “manutenzioni” è risultata particolarmente elevata, oltre che in continua crescita, anche in ragione della eccezionale vetustà delle reti metropolitane, tramviarie, filoviare e ferroviarie “ex concesse”, gestite da ATAC S.p.a. e che, per la gran parte della loro estensione, hanno superato il “ciclo vita”, in alcuni casi anche da diversi anni.
  • Analoga obsolescenza è stata accertata per il parco mezzi di ATAC (autobus, tram, filobus e altro materiale rotabile) con conseguenti maggiori costi di manutenzione, inefficienza del servizio e necessità di rinnovo, così come evidenziato per le infrastrutture a rete. A fine 2020, la metà del parco autobus utilizzato da ATAC presenta un’età maggiore di 15 anni, a fronte di “ciclo vita” di 10 – 12 anni.
  • Il recupero degli equilibri di bilancio di ATAC S.p.a., infine, risulta incerto in ragione di un concorso di fattori causali per la cui gestione è necessaria la massima vigilanza da parte del socio pubblico.

La situazione di Roma Capitale

Se questa è la situazione delle partecipate, va ricordato, però, che l’agenzia Standard & Poor’s, nel suo ultimo rapporto di aprile, ha rivisto in positivo il rating della Città di Roma, passandolo da negativo a stabile.

A pesare, in termini positivi, sono stati soprattutto il continuo sostegno del Governo centrale, la ripresa della crescita economica italiana, che appare ormai certa, e la pulizia nei rapporti finanziari con le maggiori società partecipate. Il peso economico e politico di Roma porta ad un forte sostegno del Governo, scrive S&P.

E nonostante il PIL pro capite regionale sia superiore al PIL pro capite nazionale, il Governo centrale concede a Roma un livello di sostegno diverso da quello che concede ad altre città, aggiunge l’Agenzia. Esiste una situazione unica nel contesto italiano: è stato creato un veicolo specifico, Gestione Commissariale, per gestire il debito storico di Roma.

“Nessun’altra città è stata autorizzata a trasferire tutte le sue vecchie attività e passività a un’entità separata, o ha ricevuto un sostegno così esplicito e diretto dal Governo”.

Il debito di Gestione Commissariale non viene pagato solo da Roma, ma anche dal Governo nazionale, quindi. La città contribuisce con 200 milioni di euro all’anno, mentre lo Stato con 300 milioni. I debiti della Gestione Commissariale sono stati anche cartolarizzati per circa 2,5 miliardi di euro tra il 2011-2015. A gennaio 2020, lo Stato ha riacquistato dagli obbligazionisti il prestito obbligazionario da € 1,4 miliardi, sostituendo Roma come debitore finale.

 

Res publica res populi. Essa si esprimeva con le assemblee e si appoggiava sugli auspici del Senato – auspicia et senatus.

Roma passata, nell’epoca della Repubblica, ci offre, dunque, un insegnamento: quell’istituzione pubblica dimostra l’esistenza di un atteggiamento che non indulge agli eccessi e agli scandali.

Roma passata, appunto.

 

 

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