In questi giorni tanto anomali quanto travagliati, in cui metà della popolazione mondiale è rinchiusa all’interno della propria abitazione, barcamenandosi tra variegate soluzioni per accelerare il lento scorrere tra le mura domestiche, che sia rispolverare vecchi strumenti musicali o riprendere quell’attività fisica messa da parte dalla frenetica mondanità metropolitana, la seconda principale preoccupazione di governi e cittadini (dopo la prioritaria salute) è legata all’impatto potenzialmente devastante che il Covid-19 avrà sull’economia e i conti pubblici.
In effetti, i dati parlano chiaro: il Fondo Monetario Internazionale prevede per il 2020 una contrazione dell’economia dell’Unione Europea pari al 6,5%, mentre le misure di sostegno adottate dai governi porteranno a un aumento del 6% dei deficit pubblici. La Confcommercio ha registrato un calo dei consumi del 31,7% a marzo (rispetto a un anno prima) e ha calcolato una contrazione del Pil del 13% nel mese di Aprile.
Carlo Bonomi, Presidente di Confindustra, ha dichiarato che occorre “riaprire le produzioni ma evitare seconda ondata contagio. La voragine del PIL è tremenda e far indebitare imprese non è la strada giusta, l’accesso alla liquidità non è immediato”.
Purtroppo per Bonomi e per le imprese italiane, le uniche soluzione finora al vaglio del Governo Conte II e dell’Unione Europea prevedono tutte un’ulteriore aumento del debito pubblico, tra MES (con o senza condizioni) coronabond e Decreto Liquidità.
Ma siamo sicuri che l’ennesimo ricorso al debito, che ha già raggiunto la cifra monstre di 2.447 miliardi di euro (dati Banca d’Italia Febbraio 2020), sia la sola strada percorribile dai nostri governanti? La risposta è no.
Qui di seguito troverete un “mini-manifesto” di provvedimenti economici che potrebbero essere messi in atto per fronteggiare la più grave crisi economica del dopoguerra senza contrarre un solo euro di debito.
Imposta patrimoniale
Applicazione di un’imposta proporzionale (aliquota costante indipendentemente dal valore assunto dalla base imponibile) e straordinaria (applicata una sola volta e senza periodicità) sul patrimonio mobile, ovvero biglietti, monete e depositi sui conti correnti, attraverso l’applicazione di un’aliquota del 2%.
La ricchezza finanziaria degli italiani ammonta a 4.218 miliardi di euro (dati Banca d’Italia 2018). Di questi, 1.390 miliardi di euro sono costituiti da biglietti, monete e depositi sui conti correnti.
Un’imposta sul patrimonio mobile degli italiani, pari a 1.390 miliardi di euro, permetterà di raccogliere, attraverso l’applicazione di un’aliquota proporzionale pari al 2%, un tesoro di circa 27.8 miliardi di euro.
Finanziamenti alle imprese
I 27.8 miliardi di euro verranno utilizzati per erogare contributi a fondo perduto utili a finanziare microimprese, piccole e medie imprese, grandi imprese e progetti imprenditoriali per avviare nuove imprese. Per contributi a fondo perduto si intendono prestiti di denaro senza obbligo di restituzione, senza applicazione dei tassi di interesse né disponibilità di garanzia o di un garante.
Sarà possibile ottenere i finanziamenti a fondo perduto attraverso la partecipazione a bandi erogati da Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, la quale procederà con la valutazione dei business plan e l’erogazione dei contributi fino all’esaurimento delle risorse finanziarie.
Quali progetti imprenditoriali verranno finanziati?
Nell’erogazione dei contributi a fondo perduto, verranno presi in considerazione sia elementi economici che elementi non economici, quali il carattere ambientale, sociale ed etico del progetto imprenditoriale presentato, secondo la politica del credito adottata da Banca Etica, istituto di credito che finanzia idee imprenditoriali nei seguenti settori d’impiego:
• sistema di welfare: servizi sociosanitari, housing sociale, microcredito assistenziale;
• efficienza Energetica ed Energie Rinnovabili: coibentazione immobili, cogenerazione, solare termico, solare fotovoltaico, eolico, idroelettrico;
• ambiente: gestione dei rifiuti, riciclaggio delle materie prime, produzioni eco-compatibili;
• biologico: produzione e commercializzazione di prodotti biologici;
• cooperazione internazionale: cooperazione allo sviluppo riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri e/o da Istituzioni Sovranazionali, microfinanza, finanza etica e solidale;
• animazione socio-culturale: educazione, cultura, sport per tutti, centri giovanili, ecc.;
• commercio equo e solidale
• realtà economiche con forte connotazione sociale come le organizzazioni che gestiscono beni confiscati alla mafia;
• impresa sociale e responsabile: attività imprenditoriali che, facendo riferimento ai principi dell’ ‘economia civile’, contemplino anche l’inserimento di criteri sociali, solidali e ambientali (c.d. Di Responsabilità Sociale d’Impresa – RSI), superando la dicotomia “profit/non profit” e privilegiando, invece, il concetto di “beneficio sociale per la comunità locale”;
• credito alla persona: fabbisogni finanziari primari (prima casa, mezzi di trasporto, ecc.).
A questi, verranno aggiunti i progetti imprenditoriali orientati allo sviluppo di prodotti, servizi o soluzioni nel campo dell’economia digitale, dell’intelligenza artificiale, della blockchain e dell’internet of things, nonché alla valorizzazione economica dei risultati della ricerca pubblica e privata, come già previsto da Invitalia nel progetto “Smart & Start” per il finanziamento alle startup.
Analisti di Banca Etica verranno affiancati ai funzionari Invitalia nella valutazione del merito creditizio dei progetti presentati per la costituzione di nuove imprese.
Cosa finanzierà il fondo per le imprese?
Verranno finanziate le attività già previste da Invitalia nel progetto “Smart & Start” per il finanziamento alle startup, ovvero:
• Impianti, macchinari e attrezzature nuove di fabbrica
• Componenti hardware e software
• Brevetti, marchi e licenze
• Certificazioni, know-how e conoscenze tecniche direttamente correlate alle esigenze produttive e gestionali dell’impresa
• Licenze e diritti relativi all’utilizzo di titoli della proprietà industriale
• Licenze relative all’utilizzo di software
• Progettazione, sviluppo, personalizzazione, collaudo di soluzioni architetturali informatiche e di impianti tecnologici produttivi
• Consulenze specialistiche tecnologiche
• Costi salariali relativi al personale dipendente, nonché costi relativi a collaboratori
• Servizi di incubazione e di accelerazione di impresa
• Investimenti in marketing e web marketing
La politica di finanziamenti a fondo perduto si ispira all’iniziativa economia di ultima istanza definita “Helicopter Money”, termine coniato dall’economista Milton Friedman nel 1969 il quale, utilizzando l’analogia di un elicottero che lancia banconote dal cielo per indicare un aumento di liquidità da parte della banca centrale di un paese, che dovrebbe stampare carta moneta e distribuirla direttamente ai cittadini. Ma, mentre Friedman faceva riferimento, per l’appunto, a un aumento della massa monetaria in circolazione attraverso una politica espansiva, in questo caso l’Helicopter Money indicherebbe investimenti a fondo perduto indirizzati a PMI e imprese di nuova costituzione, dunque denaro distribuito a piccoli, medi e nuovi imprenditori.
L’imposta sul patrimonio mobile degli italiani avrà una duplice funzione:
• rappresentare un’alternativa all’emissione di titoli di debito e altre iniziative economiche a carattere di “prestito” le quali, a causa di un ulteriore aumento del debito pubblico, costringerebbero il governo ad adottare manovre “lacrime e sangue” per ripagare il debito e i relativi interessi, ovvero una politica fiscale restrittiva che scoraggerebbe la domanda interna;
• garantire l’accesso al credito, attraverso la costituzione del fondo alle imprese che verrebbe costituito attraverso il gettito dell’aliquota patrimoniale, a quelle fasce della popolazione che rinunciano a realizzare progetti imprenditoriali per mancanza di disponibilità di garanzia o di un garante.
L’imposta patrimoniale verrà introdotta al termine ufficiale, posto dal governo, dell’emergenza sanitaria.
Tassi di interesse negativi sui conti correnti
Introduzione di tassi di interesse negativi ai conti correnti da parte degli istituti di credito al fine di scoraggiare il risparmio e incentivare gli investimenti e i consumi.
Nello specifico:
• applicazione di un tasso d’interesse del – 0,5% sui depositi superiori a 100.000 euro;
• applicazione di un tasso d’interesse del – 1% sui depositi superiori a un milione di euro;
L’applicazione di tassi di interesse negativi è un’arma a doppio taglio, in quanto può generare uno dei seguenti effetti:
• effetto sostituzione: i risparmiatori sarebbero stimolati a consumare di più a causa della perdita di valore del contante;
• effetto reddito: l’erosione dei risparmi potrebbe indurre i consumatori a spendere meno.
L’applicazione di tassi negativi esclusivamente sui conti correnti dei risparmiatori facoltosi, pertanto dotati di un più elevato potere d’acquisto, li spingerebbe a compensare la perdita di valore del contante con una maggiore propensione al consumo e all’investimento, producendo, dunque, un effetto sostituzione.
Sarà compito degli istituti di credito proporre ai risparmiatori alternative d’investimento secondo un’accurata valutazione di appropriatezza (analisi delle conoscenze ed esperienze finanziarie del cliente rispetto al prodotto finanziario richiesto o proposto) e di adeguatezza (analisi degli obiettivi d’investimento, capacità finanziaria, preferenza per il rischio e profilo di rischio del cliente).
L’aumento della propensione media al consumo a seguito di una riduzione della propensione media al risparmio dovrebbe avere l’ulteriore effetto di incoraggiare l’iniziativa imprenditoriale.
Infatti, sosteneva l’economista John Maynard Keynes, gli imprenditori impostano i propri piani di produzione sulla base delle previsioni della domanda. Pertanto, a fronte di una crescita della domanda (a seguito dell’aumento della propensione media al consumo), gli imprenditori investiranno, produrranno e assumeranno lavoratori.
Inoltre, tale proposta prende ispirazione dall’analisi degli effetti negativi dell’Abenomics, il pacchetto di misure economiche adottato dal governo giapponese di Shinzo Abe.
L’iniziativa prevede il deprezzamento dello yen con lo scopo di incentivare l’export giapponese continuamente minacciato da quello cinese, l’introduzione di tassi di interesse negativi, da parte della banca centrale, su parte delle riserve in eccesso delle istituzioni finanziarie, al fine di incentivare l’erogazione del credito, e una politica monetaria espansiva per aumentare l’inflazione.
Se da un lato, nell’immediato termine, l’Abenomics ha prodotto un aumento del tasso di crescita annuale nonché una crescita del mercato della borsa valori e dell’avanzo commerciale, dall’altro lato, i risparmiatori giapponesi, impoveriti da un debole tasso di cambio causato dal deprezzamento dello yen, hanno continuato a tenere nel loro portafoglio troppa liquidità che non rende nulla.
Pertanto, l’introduzione di tassi di interesse negativi sui conti bancari ha l’obiettivo di far scoppiare la “bolla del cash” che caratterizza il risparmio italiano, ovvero la detenzione di una ricchezza immobile e improduttiva.
L’applicazione di un’imposta patrimoniale sul patrimonio mobile degli italiani e l’introduzione di tassi di interesse negativi sono iniziative che dovranno essere intraprese a distanza di almeno sei mesi l’una dall’altra, al fine di evitare che l’adozione di due misure troppo vicine tra loro che colpiscono i risparmi possa generare una riduzione della propensione media al consumo.