Il potere logora chi non ce l’ha, amava ripetere Giulio Andreotti e, memore di tale adagio, sono andato a Firenze per verificare lo stato d’usura del renzismo e del suo vate, per provare a cogliere, negli sguardi e enei respiri dei partecipanti, gli echi di una rovinosa caduta.
Ho seguito fin dall’inizio, con notevole interesse, il tentativo di ridefinire l’identità del PD, che Renzi ha messo generosamente in campo e l’ho visto infrangersi contro le feroci resistenze di quanti, per feticismo ideologico, o semplice opportunismo, ne hanno delegittimato ogni anelito riformista, consegnandolo alla sconfitta referendaria e, successivamente, al tracollo elettorale.
Non avrei mai immaginato di trovare, alla Leopolda, un popolo così determinato ed orgoglioso del proprio ruolo, una voglia di ripartire e di riprovarci, di testimoniare con disinteresse la vicinanza ad una persona e ad un progetto, recandosi in massa, a costo di sacrifici personali, in un luogo magico perché vibrante di passione politica.
Ma, al di là di questa doverosa ed onesta ricostruzione del clima, degli umori e delle pulsioni, mi è rimasto in bocca un retrogusto amaro per l’indeterminatezza delle conclusioni, per quel palpabile tatticismo che rievoca i sapori della vecchia politica, per la decisione anfibia di dar vita a comitati civici, che sanno un po’ di surrogato di nuovo partito e un po’ di spada di Damocle, di avviso ai naviganti che, anche se non si parla del PD, qualcosa di irreparabile potrebbe accadere.
Voglio rammentare a Renzi che, oltre il confine di un partito nel quale nemici di vecchia data e ingrati dell’ultima ora tramano per cancellarlo, c’è nel Paese un’area liberal–democratica, di ceto medioproduttivo, di professionisti e classe dirigente, priva di referenti e spesso ignorata, che respinge il populismo in tutte le sue declinazioni.
Sono i liberi e forti che non si piegano ai potenti di turno e non scendono dai carri dei perdenti, se quelli che li conducono dimostranno di meritare il rispetto di chi anela a coniugare la politica con la nettezza delle posizioni.