Droga e libertà individuale

Nel suo ultimo articolo, Giacalone fa riferimento ai risultati pubblicati dall’agenzia UNFDAC (United Nations Fund for Drug Abuse Control), in uno studio dal titolo “Regulation-Legalization Debate”, dove si legge:

“Durante il periodo [del proibizionismo] il consumo di alcol è calato del 30-50% e l’incidenza dei casi di cirrosi al fegato, che era del 29,5 per 100.000 nel 1911, è calato a 10,7 nel 1929.”

Una nota a piè di pagina rimanda allo studio che supporta questa affermazione. Si tratta di un articolo intitolato “Legalization: Panacea or Pandora’s Box” uscito nel 1995, e pubblicato da un’organizzazione chiamata CASA (Center on Addiction and Substance Abuse)[1].

Ora, CASA è stata oggetto nel 1999 di un’investigazione da parte del Comitato esecutivo della Columbia University. Per quale motivo? In teoria, CASA avrebbe dovuto condurre delle ricerche per conto della Columbia. Tuttavia, si è capito che si trattava di un’organizzazione che perseguiva una precisa agenda politica sotto le mentite spoglie di un istituto di ricerca. Inoltre, e questo è un fatto ancora più grave, gli studi di CASA vengono pubblicati senza prima passare attraverso la peer review.

In una lettera indirizzata al Senato Accademico, il Presidente del Comitato esecutivo scriveva:

[…] Chiediamo che il Senato usi la sua influenza per incoraggiare CASA ad adottare standard di ricerca e retorica più in linea con le tradizioni e la dignità dell’Università. […]

Gli esempi delle attività politiche di CASA abbondano, come si vede più spesso nelle attività del Presidente dell’organizzazione, Joseph A. Califano. Ecco alcuni esempi specifici:

– Nell’ottobre 1996 CASA ha finanziato un sondaggio d’opinione sulla questione dell’uso medico della marijuana, sostanza a cui si oppone fermamente. I risultati di questo sondaggio sono stati utilizzati da CASA in uno sforzo di pubbliche relazioni che si è impegnata a erodere il sostegno degli elettori per una votazione a favore della marijuana in California quell’anno.

Il 4 dicembre 1996 e il 30 settembre 1997, Califano ha fatto pubblicare degli op-ed sui principali giornali americani attaccando i sostenitori di diverse iniziative di voto sulla marijuana medica. Questi op-ed si sono basati sulla ricerca di CASA che promulga la teoria del “passaggio” del consumo di marijuana che porterebbe a un uso più intenso di droghe, come argomento per convincere gli elettori a votare contro queste iniziative. […]

La missione principale di CASA è quella di influenzare la politica nazionale in materia di droghe illecite, piuttosto che quella di condurre ricerche. I materiali pubblicati sono destinati a giustificare le sue posizioni politiche e a fornire un punto di riferimento per la copertura mediatica che fornisce il punto di vista di CASA a un pubblico nazionale. Per quanto nobili possano essere gli obiettivi di CASA, è opportuno che un’organizzazione utilizzi il nome e la reputazione della Columbia University per dare peso a tali attività?

Il Dr. Kleber ha ragione nell’affermare che riteniamo che la promozione da parte di CASA della cosiddetta “teoria del passaggio” sia un’esagerazione. Questo perché quell’errore è stato ripetutamente smentito da autorevoli commissioni scientifiche e governative, tra cui la Commissione Nazionale del Presidente Nixon su Marijuana e Abuso di Droga (1972), il Consiglio Nazionale delle Ricerche (1982) e la Task Force Nazionale sulla Cannabis (Australia, 1996).

[…]

Per quanto riguarda l’importante questione della partecipazione o meno di CASA al processo di valutazione via peer-review, CASA risponde ancora una volta in maniera ambigua. Nella sua lettera al Senato, il dottor Kleber scrive: “Una credibile peer-review assume molte forme. Il lavoro di CASA è esaminato da distinti comitati consultivi scientifici composti da esperti di fama nazionale nel particolare settore di studio”.

Perché CASA preferisce questa modalità di valutazione al normale processo di valutazione peer-review? […]

Ma non basta. Nel 2013 il comitato editoriale del Columbia Daily Spectator, pubblica un articolo in cui si legge:

[…] Come hanno portato alla luce numerosi media e rinomati ricercatori, i metodi utilizzati da CASA per la ricerca sull’abuso di sostanze sono scadenti e discutibili, e i rapporti sui “risultati” di CASA sono spesso fuorvianti e sensazionalistici.

[…] Rifiutandosi di sottoporre i suoi rapporti a una valutazione peer review, CASA ignora le pratiche scientifiche standard che contribuiscono a garantire risultati accurati e affidabili. Giornalisti investigativi che hanno interrogato gli studi del centro, come quello che ha affermato che l’alcol è coinvolto nel 90% degli stupri nei campus, non sono stati in grado di trovare alcuna prova a sostegno dei numeri. Questa mancanza di responsabilità porta a uno snaturamento dei fatti.

Il Chicago Daily Herald ha notato nel 2005 che Joseph Califano, fondatore e presidente di CASA, ha aumentato di oltre il 100% i numeri relativi al consumo di alcol da parte degli adolescenti. CASA non ha praticamente alcun fondamento per alcune delle sue affermazioni e non si adopera a sufficienza per dimostrare il contrario. Di conseguenza, molte delle conclusioni che gli studi di CASA sostengono sono estremamente sospette.

In uno studio sull’uso di droghe da parte degli adolescenti, CASA ha suggerito che la mancanza di cene in famiglia regolari causa l’abuso di sostanze illegali da parte dei bambini. I ricercatori hanno intervistato gli adolescenti e hanno scoperto che quelli che fanno uso di droghe hanno meno probabilità di partecipare a cene con le loro famiglie. […] Una ricerca che non sempre utilizza le pratiche scientifiche di base non può essere chiamata ricerca, e il centro che conduce questi studi non dovrebbe trarre beneficio dalla sua attuale connessione con la Colombia.

Veniamo adesso al secondo argomento di Giacalone. Io avevo chiesto a Giacalone su cosa si fonda la sua affermazione per cui è giustificato l’uso della forza (in questo caso l’incarcerazione) nei confronti di chi provoca un danno a se stesso. Lui risponde: il problema non è che la droga fa male al corpo, ma il fatto che limita o cancella del tutto la mia libertà di scegliere. Su questo punto c’è un piccolo equivoco da parte di Giacalone. Quando io parlo di danno, non mi riferisco soltanto al danno fisico, ma anche a quello “morale” che consiste nella compromissione della libertà personale.

Fatta questa precisazione, la mia domanda resta: come giustifica filosoficamente Giacalone la tesi per cui, se io comprometto la mia libertà personale, devo finire in galera?

Perché non è affatto ovvio il nesso tra queste due cose. Per chiarire il mio punto gli farò un controesempio. L’anoressia è una comportamento alimentare potenzialmente mortale – come il consumo di droga. L’anoressia compromette la libertà individuale, perché l’anoressico, a un certo punto, non è più libero di scegliere se nutrirsi o meno – come con il consumo di droga.

Domanda: bisogna sbattere in galera gli anoressici?

[1] Center on Addiction and Substance Abuse at Colombia University (CASA), “Legalization: Panacea or Pandora’s Box”, CASA White Paper No 1, September 1995.

Il dibattito Berti – Giacalone:
Legalizzazione droghe, perché sì 25 ottobre 2017
Legalizzazione droghe, perché no 26 ottobre 2017
Legalizzazione, ecco cosa eccepisco a Giacalone 27 ottobre 2017
Proibizione, 6 risposte ai legalizzatori 30 ottobre 2017

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